VOCE
28.06.2017 - 19:08
Produrre in modo rispettoso dei criteri del buono giusto e pulito in modo economicamente conveniente come si vede non è facile.
Tempi difficili per i presidi slow food. Se in territorio Polesano il progetto di radicchio di busa e la verdura invernale, ha subito un arresto nel suo progetto di definizione di un disciplinare specifico, ci sono altri prodotti che, già presidi, se la vedono brutta.
E’ quello che è successo per esempio al albicocca di Galatone in provincia di Lecce, detta anche “arnacocchia”, una prelibatezza salentina inserita dal 2012 tra i prodotti che tutelano le piccole produzioni di qualità. Proprio per questo presidio è stato definito uno stop di 3 mesi.
La motivazione è legata alla difficoltà oggettiva legata alla sua coltivazione in modo economicamente sostenibile. La resa è infatti bassissima, ognuno dei pochi produttori non ha più di 2/3 alberi a testa. Il frutto ha le dimensioni di una noce, la buccia è screziata, molto profumata, talmente gustosa da sciogliersi in bocca. Fruttifica nei primi quindici giorni di giugno.
Per ridare slancio alla produzione è in corso una ricerca condotta dalle università di Bari e Palermo, al fine di individuare il giusto portainnesto, la pianta di partenza che la produce, come da noi si fa per i maronari. L’attenzione al momento è concentrata su due tipologie: Mirabolano e Montclar, in passato si utilizzava il mandorlo amaro. “Dalla fase di apertura del presidio a oggi non si è assistito ad una reale crescita sul territorio dovuta sostanzialmente ad una serie di difficoltà lamentate dai produttori nella fase di moltiplicazione delle piante - sottolinea Marcello Longo, responsabile Slow Food per la biodiversità - tecnicamente, la produzione di piante per propagazione agamica non ha dato i frutti sperati e le poche moltiplicate non hanno permesso di far accrescere la base produttiva con la conseguente impossibilità di essere presenti con un prodotto qualificato a disposizione dei consumatori. Si è quindi reso necessario un momento di approfondimento e di valutazione, anche con il coinvolgimento di esperti che valuteranno le migliori soluzioni tecniche in termini di propagazione, al fine di garantire una ripresa del presidio su basi più solide in stretta condivisione con gli interessati”.
Ma non basta: fino a settembre sarà sospeso anche il presidio del capocollo di Martina Franca, una prelibato salume pugliese. Una forma di auto tutela presa dagli stessi produttori affinché i pregiati salumi siano completamente privi di nitrati e nitriti nel pieno rispetto del severo disciplinare Slow Food approvato e sottoscritto nel 2000 dal comitato scientifico. Produrre in modo rispettoso dei criteri del buono giusto e pulito in modo economicamente conveniente come si vede non è facile.
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