VOCE
Il caso
29.04.2018 - 19:55
Bastano 13 euro per poter depredare i fiumi polesani senza temere multe, controlli e sanzioni. E’ la paradossale situazione creata del regolamento per il rilascio delle licenze di pesca.
Per poter immergere le lenze a mollo nei fiumi polesani, infatti, bisogna - ovviamente - ottenere il lasciapassare, su cui ha competenza la provincia. Per averlo, basta pagare l’apposito bollettino, con la tassa sulla pesca che finisce nelle casse della Regione Veneto.
In base al regolamento, però, un cittadino veneto che vuole ottenere la licenza di pesca deve effettuare un versamento di 34 euro (gratuito, invece, per i minori sotto i 18 anni e gli ultrasessantenni). Mentre devono pagare appena 13 euro (circa un terzo rispetto ai polesani) i cittadini stranieri residenti all’estero che vogliono pescare nei fiumi polesani.
Insomma, chi abita fuori dai confini italiani e vuole venire a pescare qui da noi è agevolato: basta fare un semplice bollettino da 13 euro, davvero un’inezia, e può pescare liberamente nei nostri fiumi per un anno interno.
Una regola che già così sembra discutibile, perché prevede una disparità di trattamento tra i cittadini polesani e veneti e gli stranieri. Ma che diventa preoccupante se si considera il fenomeno del bracconaggio intensivo a cui i nostri fiumi sono spesso soggetti.
Non soltanto il Po, ma anche - e forse soprattutto - i corsi d’acqua minore, a partire dal Canalbianco. Messi a ferro e fuoco, anche con tecniche di pesca non proprio ortodosse e addirittura spesso illegali. Un fenomeno di cui spesso sono protagoniste bande di stranieri, soprattutto dell’Est, che si possono considerare veri e propri pendolari della pesca.
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