VOCE
Porto Tolle
09.06.2018 - 21:18
La più grande industria del Polesine sotto attacco. Un vero colpo basso quello assestato al settore ittico polesano dopo l’articolo pubblicato recentemente sulla rivista “Food additives & contaminants” che si occupa di additivi e contaminanti nei cibi, che afferma come nelle vongole dell'Adriatico sarebbe stata scoperta un'alta concentrazione di Pfas.
Secondo una ricerca realizzata dall'università di Milano sulla sicurezza alimentare riguardante cozze e vongole, sarebbero emerse sostanze tossiche o potenzialmente tossiche presenti in campioni di molluschi prelevati al mercato ittico di Milano.
E tra i risultati più inattesi ci sarebbero i dati che riguardano i livelli di Pfoa (composto chimico che fa parte dalle famiglia dei Pfas) nel campione di vongole provenienti dall'Adriatico.
In questi molluschi, infatti, sarebbe stata trovata una concentrazione di Pfoa pari a 31 nanogrammi per ogni grammo di vongole. Una concentrazione davvero molto alta, tanto che nel 2013 il Cnr aveva rilevato nelle vongole allevate sul delta del Po una contaminazione di circa 3,6 nanogrammi per grammo.
Sempre secondo l’articolo, una presenza così alta di Pfas può essere motivata dal fatto che probabilmente queste vongole sono rimaste a lungo in zone contaminate. A fare chiarezza sulla questione ci pensa il dottor Emanuele Rossetti, responsabile della qualità del consorzio pescatori del Polesine Op.
“Dopo la vicenda dell’industria vicentina che ha riversato nelle acque questa sostanza, inquinando le falde della zona, la Regione Veneto ha predisposto una ricerca non solo nella provincia di Vicenza ma per sicurezza, in tutto il Veneto - afferma - l’istituto zooprofilattico Veneto, l’Arpav e l’istituto superiore di sanità, che sono gli enti preposti, dopo aver analizzato le acque hanno deciso di vietare la pesca solo nelle acque a valle dell’azienda in questione e limitatamente alla provincia di Vicenza, mentre per Padova, Venezia e Rovigo non è stato reso nessun provvedimento. Io mi fido sicuramente di più degli enti preposti a queste ricerche, piuttosto di un campione spot fatto dall’università di Milano”.
Sulla "Voce" di domenica 10 giugno l'articolo completo.
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