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Il caso

Senza Donzelli la cultura è viva

Negli ultimi 12 mesi tanti eventi di successo. Ma sull’ostello davvero poche risposte.

Senza Donzelli la cultura è viva

Era il week end del Redentore, un anno fa. E in quei due giorni caldissimi il sindaco di Rovigo, Massimo Bergamin fu chiamato a prendere una decisione difficile: allontanare l’allora assessore alla cultura, Andrea Donzelli.


Complice una serie di articoli della Voce, che segnalavano come Donzelli non avesse mai lasciato (come aveva dichiarato di avere fatto) la cooperativa Aquathlon, quella che gestisce l’ostello Canalbianco, dove da oltre quattro anni sono ospitati i profughi, il primo cittadino fu costretto a scaricare l’assessore.


“Eruttazioni”, definì i nostri articoli l’allora assessore, annunciando prima al sindaco le sue dimissioni, e poi preferendo farsi allontanare. Per Massimo Bergamin, che di assessori ne ha cambiati parecchi in questi anni, è stata la scelta più difficile.

Perché Donzelli l’aveva scelto personalmente lui. Ma alla fine decise, magari con qualche preoccupazione instillata anche da quel mondo della cultura o para-cultura che dopo l’addio a Donzelli aveva preconizzato la fine del settore e delle politiche culturali per Rovigo.


Perché ricordare tutto questo? Perché dopo un anno si può dire tranquillamente che certi mondi para-pseudo-culturali si confermano pessimi profeti. Non solo il settore cultura a Rovigo non è morto; ma ha vissuto uno degli inverni più floridi da parecchio tempo questa parte.

Sulla "Voce" di domenica 15 luglio l'articolo completo.

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