VOCE
Il caso
05.10.2018 - 18:07
Paolo Avezzù con il sindaco Massimo Bergamin e il vicesindaco Ezio Conchi
“Ora si faranno le dovute valutazioni, ma non succede la fine del mondo”. Dopo il fallimento di Veneto Nuoto, il presidente del consiglio comunale Paolo Avezzù cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. Anche se le prospettive per il comune sono tutt’altro che rosee.
Con il default, infatti, sarà palazzo Nodari a subentrare alla società e dover versare a Unipol le rate del project financing non pagate per la realizzazione del polo natatorio, oltre a provvedere alle rate future. In ballo, qualcosa come sei milioni di euro.
Eppure, Avezzù quasi canta vittoria. “Da adesso in poi sarà il comune in prima persona a gestire la trattativa con Unipol - spiega - i soldi ci sono: per questa evenienza sono già stati accantonati cinque milioni. Inoltre grazie a quella clausola che tanti hanno definito maledetta, ma che ora forse si rivelerà ‘benedetta’, in caso di fallimento del concessionario il comune subentra sia in rapporto ai passivi che agli attivi. Per quanto riguarda i primi tenteremo di trovare un accordo ‘saldo e stralcio’ con Unipol per il debito. Dall’altro lato non dovremo più pagare 245mila euro l’anno a Veneto Nuoto. E in più, non avendo i mezzi per poter gestire direttamente il polo natatorio, andremo ad individuare un nuovo gestore: credo che il canone possa aggirarsi attorno ai 200mila euro”.
Fare i conti viene in automatico: ogni anno il comune spenderà 254mila euro in meno, non dovendo più versare a Veneto Nuoto il contributo previsto dal project, e in più guadagnare 200mila euro di canone dal nuovo gestore della piscina. Totale, oltre 450mila euro con cui far fronte ai debiti pregressi e alle future rate del mutuo.
Intanto, i curatori fallimentari di Veneto Nuoto nominati dal tribunale Marco Brizzolari e Stefano Ferro, entrambi rodigini, hanno iniziato il loro lavoro, ed entro una quindicina di giorni dovrebbero essere in grado di fare il punto sui conti dell’azienda, per la quale è stato decretato il fallimento, l’altro giorno.
A quel punto, i curatori potrebbero battere cassa in comune ed esigere subito il milione e 400mila euro del lodo. In attesa poi della decisione finale del giudice, fissata per il febbraio prossimo. Quando tutto tornerà in discussione e il comune potrebbe essere chiamato a “sganciare” una cifra persino più elevata. Alla faccia del bicchiere mezzo pieno.
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