VOCE
Mobilità
07.10.2018 - 17:53
Il cimitero delle biciclette. Il viale del tramonto di quello che era il progetto del bike sharing cittadino conduce dritto dritto al parcheggio multipiano. E’ qui che riposano - è proprio il caso di dirlo - gli ultimi esemplari delle 16 biciclette fucsia, destinate alla condivisione.
Ma che, di fatto, a Rovigo non sono mai state usate, o quasi. A poco più di dieci anni di distanza, quel progetto è naufragato. E le biciclette residue restano ad arrugginire nelle loro rastrelliere, senza che nessuno le utilizzi più. Campanelli e manubri, ormai, dopo tanti anni di esposizione a pioggia, vento ed umidità, sono ormai ossidati. Ad aumentare la sensazione di degrado, una catasta di cassette di plastica blu e nere ammucchiate proprio di fianco alle biciclette.
Ma lì, subito fuori dal parcheggio multipiano adiacente a piazzale Di Vittorio, non ci sono soltanto le bici del bike sharing. Anche altre due ruote sono da tempo abbandonate a loro stesse. Spesso depredate di questo o quel pezzo: selle, ruote e pedali gli oggetti più depredati. Con il risultato che le rastrelliere sembrano ormai un grande deposito delle biciclette che furono. O, se preferite, un piccolo museo degli orrori.
Ma è il fallimento del bike sharing, e il progressivo abbandono delle bici (o almeno, di quelle che non sono state rubate) a fare più male. Il progetto è partito a cavallo tra 2007 e 2008, voluto dall’amministrazione Merchiori, con Raffaela Salmaso assessore alla mobilità. Le bici “pubbliche” furono pagate con finanziamenti regionali: la spesa non andò insomma a gravare sul bilancio comunale e dunque sulle tasche dei rodigini.
Il problema del bike sharing è stato, probabilmente, il suo funzionamento, abbastanza macchinoso. Per poter prendere una bici in prestito bisognava infatti prima recarsi nell’ufficio dedicato del settore mobilità e trasporti del comune dove l’interessato doveva lasciare i propri dati personali e una cauzione di 10 euro per ritirare la chiave necessaria per sbloccare il mezzo in una delle quattro postazione dislocate nei centri nevralgici della città: multipiano, stazione ferroviaria, via Laurenti e piazza d’Armi.
Insomma, i troppi passaggi hanno tenuto lontano i rodigini dal servizio. Del resto, a Rovigo in quattro passi si arriva dappertutto, o quasi. E sicuramente in un tempo molto più contenuto rispetto a dover avere a che fare con sportelli, moduli e domande. Anche per questo, il progetto è naufragato. E a ricordarlo restano soltanto biciclette abbandonate a loro stesse.
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