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La storia

La piaga del lavoro che non c’è

“Il problema è l’isolamento. C’è chi ha rinunciato al dentista e mangia solo cibi da non masticare”

La piaga del lavoro che non c’è

Il caso dell’uomo costretto a chiedere l’elemosina nei giorni di fiera per racimolare qualche soldo per mantenere la famiglia è solo la punta dell’iceberg. Secondo i sindacati polesani sono tantissime le persone costrette a chiedere aiuto a questo o quell’ente di assistenza, ai sindacati o a chiunque sia in grado di farlo. Tanti, quindi, i drammi di persone troppo giovani per sperare nella pensione, e troppo poco giovani per trovare un posto di lavoro. “Quel signore - spiega Mirco Bolognesi, della Uilm - ha avuto il coraggio di far emergere una situazione che è molto più diffuso di quello che sembra. Sono tantissimi i lavoratori rimasti senza occupazione a causa della crisi e costretti a fare i conti con le difficoltà di mantenere una famiglia. Si tratta di una vera piaga sociale”.

E sono proprio i sindacati, molte volte, a raccogliere le richieste di aiuto di chi un lavoro non ce l’ha più. Come quel 54enne senza occupazione dai tempi della crisi ella Bassano Grimeca. Senza stipendio e senza ammortizzatori sociali non riesce nemmeno a trovare i soldi necessari a curasi i denti. Non può pagare un dentista e così di riduce a mangiare solo cose che non si devono masticare troppo. “Le persone in sofferenza - continua Bolognesi - sono tantissime. Pochi giorni fa, ad esempio, ho raccolto la protesta di un uomo che non è in grado nemmeno di pagare la benzina per l’auto. Da due mesi senza stipendio, a causa delle difficoltà di una fabbrica e con una moglie che lavora, fatica perfino ad assicurare vestiti e corredo scolastico ai figli. Il problema è che la crisi in Polesine non è stata superata. basta fare un giro in zona industriale per vedere quanti capannoni vuoti ci sono, attività chiuse, perfino in centro ci sono molte realtà commerciali chiuse”.

Maurizio Zannato era tra le anime del comitato dei lavoratori della Bassano Grimeca, dove era Rsu per la Fiom-Cgil. Fuori dalla grande fabbrica di Ceregnano è uno di quelli che è riuscito a costruirsi una nuova vita. “Ma ci sono circa 100 colleghi di allora - svela - che ora hanno più di cinquant’anni e hanno finito tutti gli ammortizzatori sociali, compresi gli ulteriori tre anni di mobilità previsti dall’accordo di allora. Gente che in questi anni si è venduta anche l’auto, per tirare avanti, e che ora è in difficoltà. Come possono andare in giro a portare curriculum o trovare lavoro in qualche fabbrica a decine di chilometri se hanno soltanto la bicicletta o nel migliore dei casi il motorino?”.

Zannato poi sottolinea come “a quest’età ti propongono solo contratti a termine, magari anche di due o tre anni, al termine dei quali poi ti ritrovi di nuovo a casa, e tre anni più vecchio, con ulteriori difficoltà nel trovare un nuovo posto di lavoro”.

“Quando ha chiuso la Grimeca - ricorda ancora Zannato - la cosa che ho notato è l’isolamento in cui molti di noi si sono trovati. Persone che sparivano da ogni circuito, che non frequentavano più nessuno. E’ questa la prima barriera, durissima, da superare. La scelta di quest’uomo, di chiedere l’elemosina tra le bancarelle della fiera, è una scelta molto forte, che rispetto nella sua dignità. Ho letto che molti si stanno organizzando per portargli vestiti o offrirgli caffè: spero che qualcuno gli allunghi anche 5 o 10 euro, perché alla fine è questo l’aiuto più importante”.

“Il problema - aggiunge Andrea Mosca Toba, responsabile Cisl di Rovigo - è che c’è una fascia di età che soffre più di altre. Parlo di quei lavoratori tra i 50 e i 60 anni. Per chi resta senza lavoro spesso manca l’alternativa, dove vanno a chiedere una seria riqualificazione professionale. Chi magari ha una bassa scolarizzazione fatica a trovare nuova occupazione. Per questo la politica e le istituzioni dovrebbero fare di più per ricollocare nel lavoro e soprattutto nei lavori”.

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