VOCE
La storia
06.11.2018 - 19:40
La prima volta si vince sempre. Sembra paradossale, ma questo basta, a molti, a rovinarsi.
Nell’“ambiente” lo sanno tutti. La prima volta che ti avvicini ad un gioco d’azzardo, immancabilmente, sbanchi. La fortuna dei principianti, l’inizio di una maledizione. Perché lo spettro di quel guadagno facile, ottenuto senza fatica, fa precipitare molti in un vortice senza uscita.
Che porta a giocare sempre di più, sempre più spesso, sempre più soldi. Fino a perdere tutto quanto. In notti “di fuoco” passate al videopoker (perché ormai il tavolo verde non va neanche più di moda), tra infinite sigarette e “clic” compulsivi sul famigerato bottone. Che ogni secondo può portare via tra i 50 centesimi e i 20 euro, a seconda della tipologia di macchinetta e del “chip” che si vuole puntare sulla giocata. Moltiplicate per un paio di ore di gioco no stop, da ripetere quasi tutti i giorni, e la cifra finale sarà drammaticamente alta.
A raccontare la propria storia è un polesano con problemi di dipendenza da gioco. Franco (nome di fantasia) a causa del suo vizio per il gioco, ha perso anche la moglie e ora, a 53 anni, vive a casa con i genitori. “Ho iniziato a giocare pesante quando, nel 2006, la ditta dove lavoravo ha chiuso e mi sono trovato disoccupato. Ero al bar tutto il pomeriggio e spesso da solo: l’unica mia compagnia erano le macchinette. Ogni giorno perdevo soldi ma continuavo a pensare che, prima o poi, avrei potuto risollevarmi e vincere una cifra maggiore di quella che avevo speso. Gestivo io il conto corrente quindi a casa non se ne accorgevano”.
Finché la moglie ha preso il bancomat per andare a pagare il meccanico e ha trovato il conto a zero. “A quel punto ha capito tutto. Nel giro di un solo anno, dopo il lavoro ho perso anche la famiglia. Adesso non gioco più perché non ho più niente da giocare, ma se devo essere sincero ci penso ancora molto spesso, e se avessi soldi probabilmente continuerei a farlo”.
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