Il listone prende quota ma non vola

Il listone provinciale prende quota ma resta sospeso, zavorrato da dubbi e tatticismi. Trattative ancora in corso per la formazione di un unico schieramento di candidati alle elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale del 3 febbraio. Il centrodestra si è detto decisamente favorevole a questa opportunità, mentre ancora qualche dubbio alberga nella segreteria del Pd.

Nel centrodestra però c’è ancora la spina di Fratelli d’Italia, partito pronto a fare una propria lista a causa di quella che ha denunciato come una marginalizzazione operata da Fi e Lega. E infatti martedì sera al vertice del centrodestra gli esponenti di Fdi non c’erano. Il vertice si è tenuto nel municipio di Ceregnano, il cui sindaco, Ivan Dall’Ara è presidente della Provincia, l’uomo che dovrà guidare il consiglio di palazzo Celio e che sta avendo una parte rilevante nella conduzione delle trattative per la lista unica. I suoi buoni rapporti con molti sindaci, anche del centrosinistra, infatti agevolano la costruzione dell’accordone. In sintonia con Dall’Ara anche i capi provinciali di Fi, Piergiorgio Cortelazzo, e Lega, Fausto Dorio, tessitori politici dell’alleanza che continua però a presentare mal di pancia in alcuni Comuni che, in una prima battuta, hanno temuto di rimanere esclusi da ogni condivisione.

E così si potrebbe arrivare al paradosso di un listone unico non più tale, non per un classico duello fra centrodestra e centrosinistra, ma per la spaccatura a destra. Ed è proprio questo ad alimentare i dubbi del Pd che in quella divisione intravede uno spazio di manovra che con un centrodestra compatto avrebbe pochi spiragli. Per questo la segreteria dem, guidata da Giuseppe Traniello Gradassi prende tempo. Non si dimostra ostile al listone ma non scioglie la riserva. Anche perché mantenere aperta la trattativa fa gioco all’obiettivo di ottenere due posti nella lista dei 10 candidati consiglieri e puntare alla vicepresidenza.

Ed è aprendo questo capitolo che ci si imbatte in un altro fronte di mediazione. La vicepresidenza della Provincia era stata garantita alla Lega, nel quadro di accordi presi al tempo dell’elezione del presidente di Palazzo celio. E per questo in pole c’è Michele Aretusini, attuale numero due di via Celio. Un’intesa col Pd, però, difficilmente nascerà senza vicepresidenza ai dem. Uno sgarbo al Carroccio, d’altra parte, farebbe andare su tutte le furie soprattutto il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin. E allora? Allora si prospetta la soluzione più salomonica possibile: due vicepresidenti, cosa che sono orientati a fare anche in altre Province (Padova e Vicenza sono sulla linea del listone). E quindi Aretusini da una parte e Leonardo Raito, O Francesco Siviero dall’altra. A questo punto la Provincia sarebbe trasversale all’ennesima potenza.

Al summit del centrodestra di martedì scorsi i nomi dei candidati non sono stati svelati, anche perché la disponibilità è stata offerta da più amministratori rispetto agli otto, o sette, posti utili in caso di listone. Meglio, quindi, giocare d’attesa, per non scontentare qualcuno troppo presto. I nomi che circolano però sono quelli di cui si parla da giorni: da Zambelli a Mantovani, da Laruccia a Cestari, ad Aretusini.