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Il caso

Multe a tradimento, caccia all'informatore

I vertici del corpo negano tutto, forte imbarazzo in Comune

Fra i vigili è caccia all’informatore

E’ già scattata la caccia al vigile urbano che ha parlato. Hanno suscitato scalpore le parole dell’agente della polizia locale che l’altro giorno ha criticato l’organizzazione interna del corpo e soprattutto la pratica, decisa dai vertici del comando, di comminare multe alle auto in divieto di sosta, da parte di vigili urbani in borghese e non con l’auto di servizio. Multe, tra le altre cose, nemmeno immortalate con fotografie, ma semplicemente “appuntate” sul blocchetto dei verbali.

Ieri la cosa ha scatenato un mezzo pandemonio in Comune, suscitando anche il disappunto di parte dell’amministrazione comunale verso questo modo di agire. Al comando di viale Oroboni, invece, è scattata una sorta di caccia all’informatore per tentare di mettere una pezza a quella che è stata definita come una specie d fuga di notizie. Ma ormai era troppo tardi. E l’individuazione di chi ha diffuso le informazioni a questo punto servirebbe solo per avere un “colpevole” a cui addossare la responsabilità.

Il comando di polizia locale, da parte sua, smentisce categoricamente che esista questa pratica delle multe in borghese. Che in ogni caso non sarebbe irregolare. C’è infatti l’articolo 12 del codice stradale che individua i soggetti legittimati al controllo del rispetto del codice stradale (carabinieri, polizia di stato, guardia di finanza e polizia municipale), dove si sottolinea che “quando non siano in uniforme per espletare i propri compiti devono fare uso di apposito segnale distintivo”. Insomma, devono essere riconoscibili. Cosa che, secondo l’agente che ha scatenato la vicenda, non accadrebbe.Anzi.

Quello che emerge è comunque un clima di forte tensione all’interno della struttura di viale Oroboni, cominciata parecchi mesi fa con l’esposto contro il comandante Giovanni Tesoro, che ha portato all’indagine nei suoi confronti e al rinvio a giudizio per peculato e false attestazioni.

Dai vertici della polizia locale, quindi, si tende a negare quanto affermato da un vigile urbano di Rovigo, sia per la pratica delle multe in borghese, sia per le critiche all’organizzazione interna. A palazzo Nodari, invece, la cosa è stata presa seriamente, e con forte imbarazzo. Anzi, qualcuno ha fatto sapere che la cosa non era affatto sconosciuta e che le segnalazioni e le lamentele del vigile anonimo sono addirittura condivise da altri agenti.

Insomma all’interno della sede della polizia locale hanno ripreso a circolare i veleni. Una situazioni per certi versi insostenibile, senza contare il disagio per il fatto di dover lavorare all’interno di una sede definita da tutti vergognosa, immersa nel degrado e poco funzionale. Per non parlare poi della situazione dello stesso comandante Tesoro. Martedì scorso in consiglio comunale il consigliere Ivaldo Vernelli è tornato a chiedere come mai nonostante il rinvio a giudizio per peculato il numero uno della polizia locale sia ancora al suo posto. Una domanda rivolta al segretario generale del Comune ma che chiama in causa direttamente il sindaco.

Poi resta il tema delle multe “a tradimento”. Come diceva ieri un consigliere comunale: “E quando inizieranno ad arrivare, con che faccia ci presenteremo ai cittadini?”

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