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Liberalizzazione

Dipendenze, mille polesani in cura

Non soltanto stupefacenti: il 60% degli utenti ha problemi con l’alcol. Il direttore del Serd Mazzo: “Cannabis libera? Dallo Stato mi aspetto che garantisca la salute”.

Dipendenze, mille polesani in cura

“Come medico e come professionista interessato al recupero sociale di coloro che hanno dipendenze, mi aspetto dal mio Stato che si muova nella direzione di assicurare e garantire la salute dei suoi concittadini. Mi aspetto investimenti e azioni per fare prevenzione e promozione nei confronti di problematiche di questo tipo”.

Marcello Mazzo è il direttore del Serd dell’Ulss 5, il dipartimento funzionale per le dipendenze. E, dalla sua posizione, commenta con preoccupazione la proposta, depositata al Senato dal Movimento Cinque Stelle, per liberalizzare il consumo di marijuana per fini ricreativi e la coltivazione domestica fino ad un massimo di tre piante a testa.

Anche se il suo non è un “no” a priori: “Per quanto riguarda le diverse proposte di liberalizzazione delle droghe - dice infatti - non intervengo fino a quando non avrò dati precisi e inopinabili su ricerche fatte con la massima serietà, laddove queste sostanze sono già legali. Fino a quel momento stiamo parlando del nulla, si fa solamente polemica e nella migliore delle ipotesi se ne discute, ma senza avere la possibilità di dare risposte credibili e serie. Ad oggi non esistono dati seri e precisi su questo”.

Quindi Mazzo fa una panoramica a 360 gradi sull’attività del Serd, che ha in carico, soltanto in Polesine, circa mille pazienti. Un numero non proprio basso. “Lavoriamo - spiega - su tutti i tipi di dipendenze. Non solo su quelle da sostanze stupefacenti, ma anche alcol, tabacco, psicofarmaci, gioco d’azzardo, dipendenza da video, internet e molto altro. Si tratta di un servizio totalmente gratuito dove chi decide di venire lo fa assolutamente su base volontaria, e spesso consigliato da parenti ed amici”.

Come nel resto della penisola, anche in Polesine il problema delle dipendenze è sicuramente molto sentito, anche se sembrano non essere più le droghe a rappresentare il problema più importante. “Circa il 60% di coloro che si rivolgono a noi sono persone che hanno problemi con l’alcol - spiega ancora il medico - il rimanente ha problemi di dipendenza di altro genere, tra cui gli stupefacenti. In tutto nella nostra provincia, seguiamo nelle nostre tre sedi di Rovigo, Badia e Taglio di Po, circa mille persone”.

L'intervista completa sulla Voce in edicola venerdì 18 gennaio.

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