VOCE
Lusia
18.01.2019 - 22:32
Sette mesi di arresto, con pena sospesa, per aver detenuto gli animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze. E’ questa la condanna inflitta oggi in tribunale a Rovigo a due persone, un 59enne e una 41enne, finiti a processo perchè, in due diversi momenti, si era riscontrato che detenevano un elevato numero di cani. In tutto infatti, sono stati trovati 77 cani, in due momenti e casi diversi.
La condanna è arrivata al termine di un processo che aveva riunito due procedimenti inizialmente distinti. In relazione al primo procedimento, con riguardo al capo d’imputazione, i due erano accusati in concorso di detenere nella loro abitazione 58 cani, di piccola e media taglia, di varie età, compresi alcuni cuccioli, in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze, in quanto gli animali trascorrevano la maggior parte del tempo all’interno della casa in condizioni di promiscuità, senza distinzione di sesso ed età, oltre che in condizioni igieniche precarie per la presenza di feci, urine e cibo sparso e imbrattato.
Inoltre, erano anche accusati del disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone perchè, in concorso tra loro, suscitando o non impedendo il continuo abbaiare dei cani, avrebbero disturbato due vicine di casa. E, ancora, erano accusati di getto pericoloso di cose perchè avrebbero provocato esalazioni maleodoranti prodotte dalle feci e urine degli animali e dal cibo sparso, così da molestare le due vicine di casa. Il fatto è riferito al luglio del 2014, a Lusia.
Con riguardo al secondo procedimento, sempre in base al capo di imputazione, i due, in concorso, erano accusati di maltrattamento di animali perchè, con crudeltà e senza necessità, detenendo 19 cani meticci di piccola e media taglia (14 adulti e 5 cuccioli) in un’abitazione, all’interno di una stanza con le finestre chiuse, somministrando loro il cibo mediante spargimento dello stesso sul pavimento, quindi imbrattato di escrementi, facendoli vivere permanentemente in promiscuità, senza separazione delle femmine dai maschi e dei cuccioli dagli adulti, in un ambiente tenuto in pessime condizioni igieniche e privo di luce, sottoponevano gli animali a comportamenti insopportabili. Un episodio riferito al marzo del 2016 a Lusia.
Nel processo si era costituita parte civile la Lega nazionale per la difesa del cane. Oggi, la sentenza di condanna a carico dei due, ma il giudice ha riqualificato l’imputazione. Infatti, la condanna a sette mesi di arresto è riferita al secondo comma dell’articolo 727 del codice penale, ovvero per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze, non più per maltrattamenti (ipotesi che sarebbe più grave). Si tratta dunque di una contravvenzione, non di un delitto.
Il giudice ha disposto una provvisionale di 3mila euro a favore della parte civile, rinviando al giudice civile per determinare del risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale. L’avvocato Laura Giolo, che difende la 41enne, ha annunciato che ricorrerà in appello: “Sono comunque soddisfatta perchè è stato escluso il reato di maltrattamenti, ma ricorrerò in appello perchè ritengo sussistano i presupposti della sindrome di Noè, una malattia che comporta l’accumulo compulsivo di animali, il che escluderebbe anche la condanna alla contravvenzione”.
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