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LE REAZIONI

“Si sono accaniti con le persone sbagliate”

Tanta solidarietà tra i commercianti della piazza e i rodigini del centro. Ilaria: “Potevano accordarsi”; Mario: “Hanno rovinato una famiglia”; Stefano: “Cerchiamo aiuti”

“Si sono accaniti con le persone sbagliate”

Daniele Zago dentro il suo chiosco

Ilaria: “Potevano accordarsi”; Mario: “Hanno rovinato una famiglia”; Stefano: “Cerchiamo aiuti”

Scuotono la testa e fuori dai microfoni dicono frasi infuocate i commercianti della piazza, che da 20 anni conoscono Daniele Zago, ma anche i rodigini che si trovano a passare davanti al “chiosco della vergogna”.

C’è chi lo vorrebbe aiutare, chi ci sta già provando, cercandogli un lavoro, chi non cerca colpe o ragioni, ma dal punto di vista umano “un Comune non si comporta così”.

La buona notizia è che Daniele ieri mattina ha ottenuto la residenza a Rovigo. Almeno quella, il domicilio di appoggio è quello di don Silvio Baccaro, della parrocchia di Borsea, che gli sta offrendo un pasto al giorno. “Oggi va un po’ meglio, speriamo bene, grazie”, si limita a dire.

Non ha molte parole Ilaria, titolare di Arché, in via X Luglio: “Mi dispiace che si trova in questa situazione. Potevano rimandare, trovare un accordo su una proroga. Invece questa è diventata una zona di degrado. Qui parcheggiano sempre, è sempre buio, spento, triste. Un peccato, basta”.

A pochi passi, sotto il Volto, la pizzeria a taglio. “E’ difficile dare una spiegazione a quello che è successo. Dispiace e tanto, che un amico debba arrivare a queste misure. Dopo 20 anni in piazza, non trovare un’alternativa è assurdo. La verità è che questo chiosco non è mai partito bene, si dall’inizio”.

Più razionale, da una parte, ma sempre dalla parte dell’uomo, Fabio, rodigino che si ferma davanti alla struttura abbandonata di piazza Merlin e allarga le braccia: “Se aveva un contratto e diritto di superficie per 20 anni, le condizioni erano ben precise. E’ anche vero che in Comune una proroga la potevano concedere, è stata una leggerezza, poco avveduto l’imprenditore nel momento della stipula del contratto, ma visti gli investimenti che sono stati fatti, si poteva evitare la chiusura totale”. E ora? “Potrebbero aiutarlo, almeno con una casa popolare. Non è giusto che dorma qui”.

A Mario Ferrari, del piccolo negozio di Antiquariato in via Cavour trema la voce quando parla di Daniele. “Lo hanno trattato peggio di un cane. A parte i problemi riscontrati subito, dopo hanno trovato una scusa e se ne sono fregati di lui. Hanno distrutto una famiglia. A 60 anni vedere un uomo così fa male. No dai, non è giusto non è giusto”.

Anche Alessia, responsabile di Robe di Kappa, è convinta che ci sia stato un “accanimento con le persone sbagliate”. “Chiedevano solo di lavorare - aggiunge - dovevano dargli un’altra opportunità. A una certa età rimettersi in gioco... non si fa così”.

Lele, del bar Garibaldi la storia di Daniele la sa tutta. E non fa tanti sconti all’amministrazione: “Inizialmente doveva costruirlo il Comune il chiosco, lui aveva un altro chiosco lì vicino. A un certo punto l’amministrazione non aveva i soldi e Daniele si è reso disponibile a costruirselo lui. E lì è iniziata una storia senza fine di ricorsi infiniti. Dai, scandaloso”.

Stefano Piva lo sussurra: “Stiamo cercando di dargli una mano, stiamo cercando qualcuno che possa offrire un lavoro a Daniele, una casa, magari per questo anno. Almeno per l’inverno”.

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