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Dopo l'azzeramento della giunta

Parte un nuovo giro di valzer

Il sindaco Bergamin ora si deve confrontare con Fi e Lega

Parte un nuovo giro di valzer

Scatta subito il totonomi per la giunta, anche se sostituirla del tutto non sarà semplice. Un nuovo giro di valzer, quindi, per entrare nella stanza dei bottoni. Molto probabili alcuni ripescaggi, Fi spingerà per un mandato bis a Bimbatti. E non sarà l’unico assessore azzurro. Probabile, poi, che Bergamin non si privi di Gianni Saccardin (ha due voti in consiglio), anche se con deleghe diverse dai lavori pubblici. La Lega, poi, dovrà fare dei nomi per l’esecutivo, ed uscire quindi allo scoperto. Uno di questi potrebbe essere un mandato bis per Susanna Garbo, probabile che Stefano Raule entri al posto di Falconi, mentre la Moretti potrebbe non essere più della partita. Dal Carroccio potrebbe arrivare anche il nome di Fabio Benetti, commissario comunale del partito e in linea col commissario provinciale Fausto Dorio. Quasi impossibile il ripescaggio di Paulon, e poche chances anche per Patrizia Borile. E così pure per la Sguotti, che però può contare sul sostegno di alcuni voti in consiglio. Ma tutto dovrà scaturire da un giro di consultazioni con i partiti e i gruppi di centrodestra. E il sindaco dovrà fare presto perché le scadenze di bilancio incombono e portare avanti gli interim sarà pesante. Di sicuro dovrà seguire le indicazioni dei partiti. Altrimenti la sua esperienza di sindaco sarà al capolinea.

Dall’opposizione Nadia Romeo, capogruppo del Pd, si scaglia contro la decisione del sindaco “di restare alla guida di una giunta che lui stesso ha azzerato. Non si è mai visto che un’intera squadra di governo venga cacciata da chi l’ha coordinata per anni. Il fallimento è in primis del sindaco. Quindi anche lui si deve dimettere e non fa vivere alla città un altro balletto di nomi e poltrone”.

In linea anche Graziano Azzalin, consigliere regionale del Pd: “Invece di azzerare la giunta, Bergamin dovrebbe dimettersi. Per dignità personale e, soprattutto, per il bene della città. Quanto accaduto oggi è il simbolo del fallimento politico di Bergamin. E’ stato sfiduciato dal suo stesso partito. Occorre tornare al voto”. “Resto sbigottito - aggiunge Azzalin - nel leggere le motivazioni di Bergamin: ‘perseguire con piena efficienza il programma politico’ e ‘rilanciare l’azione politico-amministrativa nell’esclusivo interesse pubblico. Manca uno straccio di progetto per fare uscire Rovigo dal cono d’ombra in cui è precipitata da tre anni e mezzo. Le ultime vicende legate alla viabilità sarebbero impossibili da credere se non le avessimo viste con i nostri occhi”.

Dalle banchi del consiglio comunale, sponda maggioranza, invece Giacomo Sguotti, di Fi, da sempre in linea col sindaco, ammette che “il sindaco non aveva più scelta. Troppi gli attacchi degli ultimi giorni. Vedremo, però, se ci saranno i numeri per andare avanti”.

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