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Disturbi alimentari

“Peso 27 chili, ma io mi piaccio”

Il drammatico racconto di una 33enne bulimica: “Ingurgito bistecche ancora congelate per riempire i miei vuoti, poi mi pento e vomito”.

“Peso 27 chili, ma io mi piaccio”

Si fa presto a dire bulimia. Ma cosa davvero si celi in fondo al baratro causato da questa terribile malattia non è noto a tutti. Abbiamo incontrato una donna polesana, poco più che trentenne, che ha accettato di raccontarci la sua difficile storia sperando di poter essere di aiuto a chi sta attraversando difficoltà a gestire il proprio corpo e, di conseguenza, la propria alimentazione.

Laura (il nome ovviamente è di fantasia) ha da poco compiuto 33 anni e da parecchio tempo soffre di bulimia: nel suo calvario ha attraversato periodi in cui sembrava potesse riuscire a guarire, e altri in cui la malattia ha drammaticamente preso il sopravvento.

La donna, che dal 2015 ha perso il lavoro di commessa in un grande supermercato del Polesine, oggi è arrivata a pesare 27 chili. No, non è un errore: pesa proprio ventisette chili. “So benissimo di essere estremamente magra - confessa - ma se mi guardo allo specchio mi vedo normale e non mi dispiaccio”.

Certo, la consapevolezza è già un passo importante, ma sentendola continuare nel suo racconto, è evidente come la strada da fare per uscire dal tunnel sia ancora molta. “Durante la giornata ho dei momenti in cui devo assolutamente mangiare: arrivo ad ingurgitare in 15 minuti quantità di cibo allucinanti - dice - due o tre panettoni, bistecche ancora congelate, pasta da riscaldare, una scatola di merendine. Durante le abbuffate non mi rendo conto del cibo ingurgitato, finito quel quarto d’ora di ‘follia’ ritorno alla realtà trovandomi attorno le confezioni vuote di cibo. E’ a quel punto che vengo presa da una sorta di senso di colpa e dal terrore dell’aumento di peso e quindi ‘provvedo’”. Inducendosi il vomito.

“All’inizio usavo le dita o uno spazzolino da denti per indurmi il vomito - continua ancora - lo faccio per ripulirmi. Con gli anni poi, visto che le abbuffate sono circa 3 o 4 di giorno e altrettante di notte, ho abituato il mio stomaco a rigettare il cibo semplicemente con una pressione sulla pancia. Gli acidi provocati dal vomito mi hanno distrutto i denti e l’esofago”.

Il racconto completo sulla Voce in edicola mercoledì 6 febbraio.

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