VOCE
Comune
11.02.2019 - 22:18
Né avanti, né indietro. L’impasse in cui si è cacciato il sindaco Bergamin dopo l’azzeramento della giunta non si sblocca, anzi si avvita su se stesso in un spirale che peggiora giorno dopo giorno, e come dice il coordinatore di Forza Italia, Piergiorgio Cortelazzo: “Il treno continua a perdere vagoni”. Dove i vagoni sono i pezzi di una maggioranza sempre più in crisi, dove agli scogli dei giorni scorsi si aggiungono veti e controveti sui nomi di Saccardin e Sguotti.
Nemmeno il summit di ieri fra i vertici di Forza Italia, Cortelazzo, Lega, con Fausto Dorio, e il primo cittadino stesso, ha prodotto risultati di rilievo. Tutti sulle loro posizioni e il sindaco non ancora in grado di trovare la soluzione per dare il via alla ricostituzione della giunta comunale, da lui stesso azzerata il 31 gennaio scorso. Massimo Bergamin continua a dire, anche ieri alla radio, che entro la settimana nominerà un nuovo esecutivo. I giorni per farlo però diminuiscono, ed ogni strada per uscire da questa crisi si fa sempre più stretta. Anche perché al centro delle richieste dei partiti, oltre ad una nuova quadra di governo, c’è il reset delle società partecipate. A partire da Asm spa, sulla cui presidenza il sindaco non riesce, o non vuole, esercitare quella pressione politica che i leader di Fi e Carroccio chiedono. Anzi pare addirittura che il sindaco abbia smentito il gesto di un mese fa del presidente Alessandro Duò. In quell’occasione aveva rimesso il mandato nelle mani del sindaco, per ottenere poi una rinnovata fiducia.
Ieri il vertice fra Lega, Fi e Bergamin è durato oltre due ore, una discussione che però non è decollata verso alcuna soluzione. Una fumata nera, quindi, nerissima. Fra gli scogli da superare anche l’irrigidimento, degli ultimi giorni, di Presenza Cristiana, gruppo consiliare che conta due seggi, quindi vitale per ogni ipotesi di tenuta della maggioranza. Fra i paletti posti per far ripartire il centrodestra Pc ha messo la riconferma dell’ex assessore Saccardin ai lavori pubblici, sul quale però i consiglieri della Lega hanno messo il veto. Spinte e controspinte, quindi, anche perché ieri il sindaco ha spinto per riproporre Alessandra Sguotti come assessore alla cultura, altro nome che Lega e Forza Italia non consideravano di loro fiducia. Ed è su questi veti che il confronto si è arenato. A questo punto tutto resta in alto mare, anzi, per dirla con la metafora usata da Cortelazzo, in pieno oceano. Non è escluso che partiti e sindaco tornino a incontrarsi, per cercare d salvare il salvabile tra oggi e domani.
Intanto sono stati chiariti i tempi per un eventuale ricorso alle urne. La prefettura infatti a tutti i Comuni ha fatto sapere che il 24 febbraio è il termine ultimo entro il quale si devono verificare le condizioni per andare al voto a maggio. Perché anche a Rovigo si voti nei prossimi mesi, quindi occorre che le condizioni per il voto, e quindi la caduta dell’amministrazione comunale, sia perfezionata entro il 20 febbraio, come specifica la prefettura, per poi effettuare le procedure per dichiarare sciolto il consiglio comunale entro il 24 dello stesso mese. Il 20 febbraio, è quindi la data entro cui, in caso di caduta del sindaco, si potrà andare a votare a maggio. Una caduta successiva comporterebbe il commissariamento di circa un anno.
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