VOCE
Intervista al sociologo Giorgio Osti
13.02.2019 - 20:44
Una leadership coraggiosa per invertire la tendenza del calo della popolazione residente. Per evitare che il Polesine sia una provincia in via di estinzione. Che la popolazione del Polesine sia in costante calo è un dato di fatto che in molti considerano ormai irreversibile. Rimane il problema della sostenibilità di una provincia con meno di 240mila abitanti e di un capoluogo con circa 50mila residenti.
Per cercare di capirne di più abbiamo chiesto un’opinione ad un esperto che ha cercato di spiegare le ragioni di questo costante calo demografico. A rispondere alle domande è il rodigino Giorgio Osti, professore associato di sociologia dell’ambiente e del territorio all'università di Trieste, che nella sua lunga carriera si è occupato prevalentemente di problemi ambientali e legati allo sviluppo del territorio e, in tempi recenti, anche di migrazioni.
A cosa è dovuto secondo lei questo calo demografico che sta interessando la nostra provincia?
“Una prima ragione è dovuta sicuramente ad un calo naturale di lungo periodo che presenta un saldo negativo tra i nuovi nati e le persone decedute, che non interessa solo la provincia di Rovigo. A questo dobbiamo senz’altro aggiungere la poca appetibilità del nostro territorio che non attrae coppie giovani desiderose di fare figli. La nostra, tra le altre cose, è una provincia sicuramente più vecchia delle altre e con uno scarso dinamismo economico e politico. Da un lato avremmo anche le condizioni favorevoli per attirare persone anche dalle province vicine perché, ad esempio, il costo delle case al metro quadro sia per l’acquisto che gli affitti, è sicuramente più basso di quello delle province vicine”.
Quindi il problema, a parte il calo naturale, è dovuto alle scarse attrattive che la nostra provincia offre?
“Rovigo è una città più grigia delle altre, dove l’impoverimento politico e l’accorpamento delle sedi periferiche delle grandi organizzazioni, come la Camera di commercio, il sindacato e molte altre, crea un ulteriore allontanamento di tutta quella popolazione tipica delle città capoluogo, formata da dirigenti e impiegati. Questo non fa altro che aumentare la perifericità”.
Quindi dobbiamo puntare sull’immigrazione?
“Il calo demografico riguarda logicamente anche gli immigrati. Una quota la perdi perché oltre al laureato polesano doc, se ne vanno anche gli immigrati che hanno qualche risorsa. Il rischio è quello di diventare un ghetto per persone deboli se non trovano una città dinamica”.
Eppure l’ambiente nella nostra provincia sembra essere più vivibile rispetto a quello di altre città più grandi e più caotiche.
“Rovigo ha le stessa qualità dell’aria di Padova, pur avendo molto meno traffico. Anche le condizioni climatiche delle nostre zone rurali risentono ormai della presenza di polveri sottili. Non riusciamo a trovare vantaggi nonostante le nostre piccole dimensioni. Le grandi città riescono ad investire nella politica dei trasporti, incrementando il trasporto pubblico. Noi, invece, essendo di piccole dimensioni confidiamo ancora nel trasporto privato con le automobili e questo diminuisce notevolmente la qualità dell’aria e impoverisce il centro”.
Quindi siamo destinati a scomparire oppure esistono soluzioni e strade percorribili per incrementare la popolazione polesana?
“Servirebbe una politica molto coraggiosa che dia un’immagine virtuosa della nostra provincia. Serve una leadership forte che agevoli le imprese e le persone che vogliono insediarsi a Rovigo. Esiste la possibilità di trovare un rilancio. La nostra forza sono le piccole dimensioni di una città e di una provincia a misura d’uomo alla quale dobbiamo sicuramente affiancare una politica che dia un’immagine positiva e virtuosa del territorio”.
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