VOCE
La storia
02.03.2019 - 19:02
“Sono Papa Francesco”. Tre parole pronunciate da una voce flebile di cui si percepisce soltanto un senso indescrivibile di trascendenza in grado, nello spazio di un attimo, di creare “quell’immensità dove s’annega il pensier mio”. Seguono secondi infiniti tra smarrimento e incredulità.
Nel frattempo, Lui, dall’altra parte del telefono, si rende conto del disorientamento provocato e non sentendo proferire parola, prosegue: “Scusi, sto parlando con il signor Luigi Ingegneri?”
“Sì, Santità, sono io. Santità, mi ha messo in forte imbarazzo” cerco di rispondere. “Non mi dica così, per piacere”. Ed ecco che quel “per piacere” pronunciato così, alla maniera di Papa Francesco, rimuove ogni dubbio e mi rende consapevole che sto parlando proprio con Lui. L’imbarazzo si trasforma in ansia per il timore di non sbagliare qualcosa nel parlare con il Papa.
“La chiamo - prosegue Bergoglio - per ringraziala della segnalazione che gentilmente ha voluto farmi avere a riguardo di Marilena e Silvano Bellato. La ringrazio di cuore, perché è una storia di dolore e salvezza. Voglio assicurarle che ricorderò questa storia nel discorso che farò sabato (ieri, ndr) al raduno dell’Ail”.
La telefonata è di martedì scorso. Tutto è iniziato il giorno prima, quando ho deciso di contattare un amico di vecchia data che lavora in Vaticano. L’antefatto è questo: ieri, Papa Francesco ha ricevuto in udienza tutta la grande “famiglia” italiana dell’Ail per i 50 anni dell’associazione.
Nella capitale è arrivata anche una delegazione polesana con due pullman, ovviamente capitanata da Marilena e Silvano Bellato. Avendo saputo della trasferta romana con largo anticipo, ho pensato che sarebbe stata una bella cosa se Papa Francesco potesse anche solo citare il nome di queste due straordinarie persone. Ed ecco l’idea di contattare quell’amico al quale ho inviato una scheda sulla storia di Sara e Fabio, i figli di Bellato, scomparsi rispettivamente a 13 e 17 anni.
Ho chiesto all’amico se fosse possibile far arrivare questo materiale a un collaboratore del Papa affinché potesse farlo pervenire a Francesco. Invece in meno di ventiquattr’ore Papa Francesco aveva già letto quelle poche righe e visto quelle due foto.
Il servizio completo sulla Voce in edicola domenica 3 marzo.
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