VOCE
FIESSO UMBERTIANO
06.03.2019 - 23:37
Lo stabile dismesso sequestrato dai carabinieri del Noe
La parola, che circola in paese, è quella: "Mafia". Magari non per designare Cosa Nostra, ma per indicare la malavita organizzata che ormai da anni ha scoperto nel campo dei rifiuti una risorsa milionaria. Il sindaco di Fiesso Umbertiano, Luigia Modonesi, non si tira indietro, come non è, del resto, nel suo carattere, nell'affrontare la questione. "La paura è che dietro ci sia la malavita organizzata", conferma. Ha colpito, la notizia del sequestro di una intera azienda dismessa, in via Leonardo Da Vinci, a fianco dello scolo Poazzo. Si tratta della ex Tecpol, chiusa da circa due anni, affidata al curatore fallimentare, chiaramente estraneo alla vicenda.
Ignoti (per ora) la hanno trasformata in una enorme discarica abusiva. Lo stabile aziendale, un colosso alto oltre dieci metri, esteso su una vasta superficie, è stato riempito sino al tetto di rifiuti. Si parla di un volume complessivo di circa 5 milioni di metri cubi. Per ora, non ci sono allarmi riguardanti la loro pericolosità. A prima vista si tratta di plastica e di elettrodomestici. "Anche sul fronte di un eventuale rischio percolato - prosegue Modonesi - siamo abbastanza tranquilli, anche perché, per fortuna, il materiale è al chiuso, non soggetto a pioggia e dilavamento".
In ogni caso, ancora non ci sono certezze assolute. Non si può escludere, per ora, che nel cuore della gigantesca montagna di scarti possano esserci materiali differenti da quelli che ne costituiscono il guscio esterno, visibile a occhio nudo. E' proprio per questo che è entrata in azione Arpav, per procedere alla identificazione dei rifiuti ed eliminare ogni timore. Anche qualora, però, emergesse confermata la prima impressione, ossia quella di un rischio ambientale sostanzialmente pari a zero, comunque la situazione, per il Comune, non pare delle più rosee.
La paura, infatti, è che il costo di smaltimento, di sicuro elevatissimo, sia destinato a dovere essere sostenuto proprio dal Municipio. Qualora, infatti, non fosse possibile pervenire a una identificazione del responsabile, o comunque questo non procedesse alla bonifica, questa dovrebbe essere gestita dal Comune. Una prospettiva allarmante, quanto ad oneri. Purtroppo, non è una situazione inconsueta.
La nuova frontiera della "mala dei rifiuti", infatti, appare proprio questa: sfruttare aziende abbandonate come discariche abusive. In parole povere, quella crisi che, per tanti imprenditori, ha rappresentato la fine, in alcuni casi anche la morte propria, oltre che quella dell'azienda, per altri delinquenti ha aperto nuove opportunità di guadagno: impadronirsi di capannoni e complessi industriali abbandonati per trasformarli in siti di stoccaggio di rifiuti, totalmente abusivi.
La Procura di Rovigo, intanto, dopo la notizia del sequestro del capannone ora attende sviluppi investigativi, per capire, tra gli altri aspetti, se sarà necessario trasmettere il fascicolo alla Direzione distrettuale antimafia di Venezia.
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