Contagio in ritirata: i ricoverati scendono sotto quota 100, incidenza sotto il 3%
Il caso
07/03/2019 - 20:55
Facile pensare (realizzarlo, poi, è un altro paio di maniche) al reddito di cittadinanza, per dare uno stipendio a chi non lavora.
Ma per chi vuole espandere la propria azienda, creare, valorizzare un prodotto locale, ci sono solo pastoie burocratiche, lungaggini, difficoltà economico-finanziarie e bocconi amari da mandare giù. E così un imprenditore di Occhiobello, Cesare Turchi, ha preso carta e penna e ha scritto al vicepremier Di Maio (e per conoscenza a Salvini e pure a Conte) per lamentare il paradosso di una politica che dà l’impressione di pensare a dare soldi a chi non lavora e di non pensare affatto a chi vuole investire e aprire opportunità. “Io ho l’idea, ma non riesco a realizzarla”.
Una lettera per chiedere ai politici, anche di corto corso come Di Maio, di spiegare come si possa fare impresa. E dire che le sue intenzioni sono le migliori: partire con una lavorazione particolare del riso polesano. E dare occupazione a quattro ragazzi. L’idea piace. Ma poi ecco la burocrazia, gli intoppi... Ed Turchi che si rivolge direttamente ai “promotori del Reddito di cittadinanza per avere informazioni su come fare ad avviare un’azienda e assumere giovani e disoccupati...”. E qui sta il paradosso... Evidente e drammatico.
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