Cerca

Politica

Belloni rinuncia alla corsa da sindaco

La campagna per il voto stenta ad entrare nel vivo. I big sono ancora alla finestra

Belloni rinuncia alla corsa da sindaco

Pochi candidati ufficiali, qualcuno ci sta pensando, altri hanno rifiutato, altri ancora prima dicono un no che poi diventa un forse. Ma c’è anche chi rinuncia definitivamente alla corsa da sindaco del capoluogo. La campagna elettorale, nonostante abbia tempi ridotti, stenta ad entrare nel vivo. Anche se già ci sono i primi dietrofront. Lorenzo Belloni, ex presidente della Camera di commercio, che fino a qualche giorno fa era al lavoro per verificare la possibilità di mettere in campo una lista civica, ha infatti deciso di ritirarsi ancor prima dell’inizio della competizione elettorale. “I tempi - ha spiegato - sono troppo stretti per riuscire ad allestire una squadra e un programma che possa essere subito in grado di giocarsi le proprie carte. Mi vedo quindi costretto a rinunciare. Sarebbe stata una bella sfida perché io amo Rovigo e vorrei tanto vedere un rilancio del capoluogo. Ma, come ho già detto, i tempi sono troppo stretti per riuscire a fare tutto”.

All’indomani della caduta dell’amministrazione Bergamin era stato lo stesso Belloni a dire che una serie di amicizie e conoscenze lo stavano spingendo verso una sua discesa in campo, aveva anche definito una sorta di perimetro per il tipo di schieramento da mettere in gioco, che sarebbe stato di stampo civico. Ora però ai blocchi di partenza della gara per la scelta del nuovo sindaco di Rovigo non ci sarà un possibile protagonista.

A conti fatti, quindi, per ora i candidati sindaco sono soltanto due: Ezio Conchi, che ha bruciato tutti candidandosi il giorno dopo la fine dell’amministrazione Bergamin; e Silvia Menon, che da mesi sta lavorando per le elezioni di maggio 2019.

Fra gli indecisi invece c’è Lucio Taschin, tentato dalla corsa sotto le insegne del centrodestra, anche se per ora solo la Lega, e forse Obiettivo Rovigo, hanno fatto riferimento ad un possibile sostegno nei suoi confronti. C’è poi chi sembra essere candidato a prescindere. Difficile infatti immaginare una tornata elettorale senza una lista con i nomi di Gianni Saccardin e Paolo Avezzù, entrambi del centrodestra, ed entrambi possibili alleati ad un ballottaggio.

Molti big, però, ma anche diversi comprimari, stanno ancora al coperto. In casa Pd le manovre sono ancora alla fase di definizione delle alleanze, movimenti che provano a tenere unito un partito che si è però frammentato in varie componenti non per forza assemblabili (il circolo Bachelet, il forum di Saccardin). L’obiettivo è quello di ricomporre lo schema classico del centrosinistra, anche se le ruggini del recente passato possono essere un ostacolo non facilmente superabile.

Lo stesso dicasi per Forza Italia, i vertici del partito fino ad ora non si sono sbilanciati su nulla, tenendosi aperte varie strade, dia per una corsa in abbinata da subito con la Lega, sia per un percorso in solitaria. nel centrodestra però il dialogo entrerà nel vivo solo dopo domani quando il Carroccio dovrebbe rinnovare i vertici regionali. Con la delega per definire alleanze e candidature.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400