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In Polesine siccità da pieno agosto

Confagricoltura: “Preoccupati per frumento, orzo e bietole”. E nel Delta il cuneo salino

In Polesine siccità da pieno agosto

Dicevano che ci sarebbe stata pioggia. Invece da settimane in Polesine non cade una goccia di pioggia. Una siccità fuori stagione che ha già parzialmente prosciugato il corso dei grandi fiumi e che sta mettendo in difficoltà raccolti e campagne.

La prima sentinella per condizioni di siccità in provincia di Rovigo è il fiume Po. Da giorni il corso d’acqua più importante d’Italia che fornisce linfa per campagne, attività e ambiente si ritrova sotto tutti i livelli del periodo. Basta attraversare il Po nei principali ponti che portano in Polesine (Polesella, Santa Maria Maddalena, Ficarolo) per osservare le lingue di sabbia che affiorano dal letto del fiume, oppure le golene che si allungano dalle rive, per rendersi conto del basso livello dell’acqua.

Il Po, in pratica come se si fosse in agosto. Ma caldo e afa sono ancora lontani, in quest’inverno caratterizzato da smog, poco freddo e quasi zero precipitazioni. I rilevamenti dell’altro giorno, in Lombardia, hanno evidenziato che al ponte della Becca, fra Pavese e Oltrepo, il Po era a -2,69 metri rispetto allo zero idrometrico. Scendendo ancora più giù, a Cremona, il livello ieri era -6,68 metri, nel Mantovano, solo -2,48, dove però raramente il fiume scende sotto lo zero idrometrico. A Castelmassa 92, a Pontelagoscuro, di fronte a Occhiobello, - 545, per risalire poi a Papozze (92) e Cavanella Po (42). Esattamente un anno fa, il 9 marzo 2018, a Pontelagoscuro segnava 320.

L’emergenza idrica, però, non riguarda solo il Po, ma è generalizzata in tutta la Pianura Padana. Lo stesso Adige è segnalato essere ai minimi storici.

Tutta colpa, dicono gli esperti di quella che è stata definita una finta primavera, in anticipo sul calendario, una situazione anomala rispetto alle temperature medie che in genere si registrano in questo periodo.

A tremare, e ovviamente non per il freddo, è soprattutto l’agricoltura dove piante e raccolti potrebbero subire danni a causa di siccità e caldo in anticipo. Fra le curiosità, che però dovrebbero innescare alcune riflessioni, il fatto che fra i dieci inverni più secchi ben cinque sono degli ultimi anni: oltre al 2019 ci sono il 2017, il 2000, il 2012 e il 2007. Secondo Coldiretti e Anbi le osservazioni sul Po sono omogenee in tutti i punti di rilevazione (Piacenza, Cremona, Boretto, Borgoforte, Pontelagoscuro), indicando afflussi inferiori del 70% a gennaio e del 40% a febbraio.

Inoltre l’evoluzione prevista ripropone, già nell’immediato, il problema della risalita del cuneo salino lungo il delta del Po, quantificata in oltre nove chilometri nel ramo di Pila. Condizioni anomale anche per quel che riguarda laghi e invasi, che dovrebbero assicurare l’approvvigionamento idrico.

Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Rovigo spiega che “stiamo vivendo una stagione anomala, con una siccità che sta creando problemi soprattutto a frumento, orzo e barba bietole da zucchero. Se la mancanza di acqua continuerà sarà un vero problema. Ed anche guardando ai prossimi mesi preoccupa la scarsità di acqua nei grandi fiumi e negli invasi perché potrebbero pregiudicare la possibilità di irrigare i raccolti”.

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