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"E il nuovo pronto soccorso? Che fine ha fatto il progetto?"

La rabbia del Movimento Cinque Stelle che si scaglia contro le nuove schede ospedaliere: "Garantito il diritto a morire, non a curarsi"

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L'ospedale di Adria

"Con le nuove schede ospedaliere ci viene garantito il diritto a morire in una struttura ospedaliera, non certo quello di curarci. La Regione Veneto deve obbligatoriamente rivedere quelle che sono le scelte politiche che sono state inserite e  approvate nelle nuove schede ospedaliere e che riguardano il territorio polesano, senza ricorrere al ribasso come già avvenuto in passato:si deve porre fine al progetto di smantellare la sanità territoriale in particolare per il distretto n.2 di Adria, dirottando le sue funzioni verso una sanità privata accreditata; si deve porre fine alla transazione delle prestazioni sanitarie dal sistema pubblico alla sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico a suon di "razionalizzazioni", aziendalizzazioni, tagli, depauperamenti in zone svantaggiate come lo è la nostra. Il progetto del totale rifacimento del nuovo pronto soccorso di Adria, l’operazione più urgente come è stata definita alcuni anni fa nel bel mezzo delle varie campagne elettorali, con un nuovo corpo di fabbrica collegato alla radiologia, funzionale e dotato delle più nuove soluzioni diagnostiche e d’urgenza… che fine ha fatto? dove sono finiti i milioni di investimento che erano stati promessi? Come è possibile pensare al futuro del nostro ospedale, senza un 'vero Dipartimento di chirurgicamente' che operi in relazione ad un altrettanto 'vero punto di emergenza'? L’unità operativa di pediatria che perde la sua apicalità ancor prima che venga confermato o meno il punto nascite, cosa ci dovrebbe far pensare?", comincia così la nota del Movimento Cinque Stelle di Adria che alzala voce contro le schede ospedaliere approvate dalla giunta regionale.

"Se non si pone rimedio a tutto quello che è stato previsto in questi giorni  nelle schede ospedaliere, compresa la diminuzione dei posti letto, il Governatore Zaia si prenderà le sue responsabilità, perché sarà solo sua la colpa dell’incessante riduzione dell’investimento nella sanità pubblica, che  non potrà evitare gravi ripercussioni sulla quantità e qualità del servizio sanitario pubblico in cui  verrà meno la condizione di garantire alla comunità, le cure e l’assistenza necessaria, incentivando così la privatizzazione di un diritto inalienabile, quale la salute. Avrà la responsabilità di aver organizzato la sanità pubblica in modo difforme, creando situazioni di iniquità nei vari territori, facendo prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di salute e di qualità dei servizi in un territorio dove è prevista la specificità territoriale. Il diritto alla salute non può essere compromesso: è chiaro a tutti che è divenuto un problema politico, economico, finanziario, o meglio di politiche sanitarie volte ad investire e realizzare strutture ospedaliere mastodontiche su iniziativa di promotori / sponsor pubblici e privati  attraverso un sistema di project financing che gravano pesantemente sul bilancio e, quindi inevitabilmente sulle prestazioni sanitarie in base ad interessi che poco hanno a che vedere con la realtà socio sanitaria del nostro Territorio,bensì una realtà che è sempre più propensa a curare l’immagine e non la funzionalità dei servizi di pubblica utilità, compresa la salute".

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