VOCE
Società
28.03.2019 - 20:18
“Ero sempre via per guadagnare di più. Così la storia è finita e i miei figli non vogliono vedermi”
Qualcuno è costretto a chiedere un prestito in banca per pagare le spese. Uno stipendio non basta per pagare il mutuo, l’assegno di mantenimento, l’affitto per la casa nuova, l’avvocato. Qualcun altro è costretto ad andare ad abitare dai suoi genitori. Magari a 52 anni, come un geometra polesano, con due figli, lasciato dalla moglie perché era sempre via da casa per lavoro.
“Insieme - racconta Mario (il nome è di fantasia) - avevamo deciso che lei avrebbe lasciato il suo lavoro da parrucchiera, io avrei lavorato fuori sede durante la settimana, nei cantieri edili, per guadagnare di più e riuscire a pagare anche la villetta costruita in un comune della provincia di Rovigo. Pensavo che fosse normale avere un calo nella coppia. Invece nel luglio scorso arriva all’improvviso la lettera dell’avvocato. Annunciava che mia moglie, già separata in precedenza aveva intenzione di lasciarmi”.
Con uno stipendio da 2400 euro, in tasca al padre separato ne rimangono mille. “Durante la settimana vivo nelle foresterie, ora siamo in un appartamento con altri cinque colleghi - spiega con la voce rotta - nei week end vado dai miei genitori. La macchina che avevo comprato l’ho lasciata a loro”.
Ma a parte la situazione di disagio, “non è bello a 52 anni chiedere ai genitori un aiuto”, per l’uomo la cosa più devastante è che ha contro tutti e due i figli. “A ottobre ho dovuto abbandonare la casa e nonostante il giudice abbia deciso per l’affido condiviso, i miei figli non li vedo e non mi vogliono vedere. La cosa più brutta per me è stata sentir dire a mio figlio più piccolo, di 14 anni, ‘sei una porcheria’. La signora ha avuto tutto il tempo in questi anni per convincere i figli che ero da buttare via. Invece il tribunale di Rovigo in maniera frettolosa ha emesso sentenza senza sentire la mia versione dei fatti”.
La “signora”, come Mario chiama la sua ex, secondo lui lavora in nero, per non perdere il diritto all’assegno di mantenimento. “Il mio avvocato mi ha suggerito di contattare un investigatore privato, ma io non ho più un soldo in tasca per pagarlo. Non posso permettermi niente, dormo dai miei nei week end, ditemi se è dignitoso. Ma il tribunale ha deciso così, devo pagare tutto io”. La conclusione di Mario è una sola: “Non c’è giustizia non c’è giustizia”. Lo ripete come ossessionato. Professionista, con un lavoro, sul lastrico.
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