VOCE
CASO COIMPO/1
02.04.2019 - 22:35
Colpo di scena e nuovo processo. I vertici delle due aziende davanti al giudice ad aprile
Omessa bonifica del sito produttivo di Ca’ Emo, località America, Adria, e sua gestione senza autorizzazione, dal momento che questa gestione sarebbe proseguita anche dopo che le polizze fidejussorie a copertura dell’attività sarebbero divenute inefficaci ed inesigibili, a seguito della cancellazione dall’elenco degli intermediari finanziari della società che le aveva emesse.
Queste le ipotesi di reato che hanno portato la Procura di Rovigo, nella persona del sostituto Sabrina Duò, a emettere una decreto di citazione diretta a giudizio, avanti il Tribunale monocratico di Rovigo, per il prossimo 9 aprile, a carico di cinque imputati.
Si tratta di Gianni Pagnin, 68 anni, di Noventa Padovana; Alessia Pagnin, 43 anni, di Noventa Padovana; Glenda Luisa, 28 anni, di Adria; Mauro Luise, 58 anni, originario di Adria, residente in Romania; Rossano Stocco, 58 anni, di Villadose.
I primi quattro vengono chiamati in causa come componenti del Cda e legali rappresentanti di Coimpo, il quinto, Stocco, come legale rappresentante di Agribiofert. Le due ditte condividevano il medesimo stabilimento in località America ed entrambe si occupavano - secondo questa ricostruzione - di trattamento di fanghi civili e da depurazione, per spanderli poi su terreni agricoli come fertilizzanti.
Una realtà produttiva, Coimpo, al centro di varie vicende giudiziarie. Un processo per omicidio colposo, per i quattro lavoratori morti a settembre 2014, stroncati da una nube tossica, che si sarebbe generata durante il trattamento dei fanghi; due procedimenti, coordinati dalle direzioni distrettuali antimafia di Firenze e di Venezia, per presunti spandimenti di fanghi non a norma su terreni agricoli.
Ora, questo nuovo filone. Nel quale la Procura contesta di non avere compiuto le operazioni di ripristino e bonifica indicate in due provvedimenti della Provincia, di giugno e agosto 2017. Questo per quanto concerne l’ipotesi di omessa bonifica.
La seconda ipotesi di reato, invece, contesta la gestione non autorizzata, perché, secondo questa tesi, la inesigibilità delle polizze fidejussorie avrebbe fatto venire meno l’autorizzazione all’esercizio in precedenza rilasciata dalla Provincia.
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