VOCE
IL CASO A ROVIGO
03.04.2019 - 21:11
Massimo Fonti, 58 anni
Lui, Massimo Fonti, 58 anni, genovese, ha una discreta popolarità online. Viene indicato come il sostenitore del cosiddetto "Viagra Naturale".
Ossia un integratore alimentare, o meglio una serie di integratori, appunto naturali, che avrebbe però avuto scopi e potenzialità simili al Viagra. Le leggende del web vogliono che questa eccezionale scoperta sia poi stata strangolata e censurata dallo strapotere delle multinazionali del farmaco.
I carabinieri del Nas, nucleo antisofisticazione, nel pomeriggio di ieri, sono venuti, in tribunale a Rovigo, a raccontare una storia differente, perlomeno in questo procedimento penale. Nell'ambito, cioè, del processo che vedeva il 58enne accusato di tre capi di imputazione, per la commercializzazione di un prodotto di questo tipo a base di erbe, chiamato "Dandy": frode in commercio, commercio di sostanze alimentari nocive e anche il fatto di avere posto in vendita, chiaramente secondo le ipotesi, quello che l'accusa considera un prodotto equiparabile a un farmaco senza l'ok di Aifa, ossia la Agenzia italiana del farmaco.
In realtà, infatti, nell'integratore sarebbero state presenti sostanze farmacologiche. Tra queste, un principio attivo non autorizzato in Italia, e il Sildenafil, secondo questa ricostruzione dei fatti in Italia commercializzato, appunto, con il nome di Viagra. Il processo si è radicato a Rovigo perché, a novembre del 2014, ci sarebbe stato un controllo in un sexy shop polesano, dove sarebbero state trovate alcune confezioni di questo prodotto.
Ha quindi deposto un chimico di Arpa Veneto, che condusse alcune verifiche sul campione consegnato dai carabinieri del Nas di Padova. Ha detto che a suo avviso il campione era congruo per le analisi da effettuare e che la ditta, pure avvisata della possibilità di assistere alle analisi, non si sarebbe presentata. "I Nas ci avevano fatto una richiesta molto specifica - ha spiegato - ossia di cercare determinate sostanze che avevano la funzione di potenziare la funzione erettile. Le abbiamo trovate. Le sostanze autorizzate erano farmaci, laddove questo era un integratore alimentare. Sono state trovate anche sostanze non autorizzate in Italia".
La difesa ha invece messo in dubbio che alla ditta fosse stata notificata l'analisi sul campione, avanzando dubbi sulla validità delle analisi in questione. Non appare in effetti da escludere, a quanto emerso nel corso dell'udienza, che la notifica possa essere stata fatta al titolare del sexy shop.
L'imputato ha quindi chiesto di sottoporsi all'esame, che ha reso. Ha spiegato di avere importato il prodotto, già confezionato, direttamente dalla Spagna e di avere visionato la lista degli ingredienti, che parlava unicamente di radice di ginseng. Avrebbe anche "testato il prodotto" su se stesso, senza riscontrare problemi di alcun tipo.
Al termine della discussione, solo parte delle accuse ha retto, a quanto rilevato dal giudice di primo grado. E' infatti arrivata l'assoluzione dall'ipotesi di frode in commercio, mentre per la seconda contestazione, commercio di sostanze alimentari nocive, è arrivata una riqualificazione nella ipotesi colposa. Ha retto pienamente, invece, in base al dispositivo letto, la contestazione relativa alla mancanza della autorizzazione di Aifa.
La pena è stata così estremamente contenuta: tre mesi, sospesi, passibili di appello. Già alla luce di questa decisione, comunque, la difesa ritiene come sia emersa la sostanziale buona fede dell'imputato. Allo stesso modo, è convinta che, in appello, ci potrà essere la possibilità di fare cadere anche le accuse residue.
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