VOCE
veneto
03.04.2019 - 11:26
Stanziati fondi per sistemare reti irrigue, allargare invasi, potenziare l’opera dei consorzi
Crisi idrica e siccità, la Regione vara un piano di oltre 160 milioni di euro per il territorio. Ci sono finanziamenti e interventi anche in Polesine, in particolare 23 milioni di euro per la sistemazione di reti idriche e invasi. Sta arrivando il maltempo, con temporali annunciati per oggi e domani, ma la siccità resta un problema che rischia di diventare strutturale.
Il Veneto sta rischiando una crisi idrica uguale se non peggiore rispetto al 2017, anno della grande siccità. L’allerta arriva dall’assessore regionale all’agricoltura e alla bonifica Giuseppe Pan e dagli 11 Consorzi di bonifica del Veneto. A preoccupare non è solo l’andamento della stagione invernale che, dopo la tempesta Vaja di fine ottobre ha registrato il 54 per cento in meno della piovosità attesa tra dicembre e marzo e il 40 per cento in meno di manto nevoso, ma i cambiamenti climatici in atto nell’ultimo quarto di secolo. “La siccità è ormai normalità - avvertono il presidente veneto dell’Unione bonifiche, Giuseppe Romano e il direttore di Anbi Veneto, Andrea Crestani - pertanto il sistema regionale dei consorzi deve attivarsi in modo strutturale per realizzare bacini, garantire gli invasi e la portata dei fiumi, mantenere in funzione 25 mila chilometri di canali irrigui. L’obiettivo è gestire in modo ottimale e complessivo l’acqua, non solo a beneficio dell’agricoltura (che per gli usi diretti impiega circa il 30 per cento delle risorse idriche), ma soprattutto a scopo ambientale”.
La Regione Veneto dallo scorso anno ha messo in campo il più cospicuo investimento finanziario dell’ultimo decennio per ottimizzare la rete irrigua e contrastare il rischio siccità. In questi giorni sono aperti (o stanno per aprire) 24 cantieri, dislocati nelle sei province del Veneto (Belluno esclusa). Complessivamente sono in programma opere per 161 milioni di euro: si tratta di interventi di ampliamento degli invasi, di ristrutturazione di condotte, di ammodernamento degli impianti irrigui, di ripristino della funzionalità delle derivazioni irrigue o di sostituzione di quelle contaminate o inefficienti, di realizzazione di barriere contro la risalita del cuneo salino.
“Grazie ai progetti esecutivi predisposti dagli 11 consorzi di bonifica - sottolinea l’assessore - il Veneto è riuscito ad aggiudicarsi quasi metà dei finanziamenti del piano irriguo nazionale. Un risultato di grande rilevanza”.
Le aree oggetto degli interventi più consistenti del piano 2019 sono il bacino del Bacchiglione e del Brenta (che interessa le province di Padova e Vicenza) dove sono in via di realizzazione opere per 66,3 milioni, e la gronda lagunare veneziana, con cantieri per 33,9 milioni. Seguono il Polesine, con 23,1 milioni di investimenti e Treviso, con opere per 17,6 milioni. L’intervento unitario più consistente, che prenderà avvio il 12 aprile e richiederà oltre 20 milioni di spesa, è il nuovo rivestimento di 4,6 chilometri nel tratto veronese del canale Leb, che rappresenta la spina dorsale del sistema irriguo veneto. L’intervento progettato e realizzato dal Consorzio di bonifica Lessinio Euganeo Berico – spiega il presidente del consorzio Moreno Cavazza - prosegue il rifacimento dei 17 chilometri di letto pensile del canale e servirà a dimezzare le perdite della condotta lunga 48 chilometri (che mette in comunicazione Adige e Bacchiglione attraversando un centinaio di comuni tra Verona, Vicenza, Padova e Venezia), aumentando così la dotazione irrigua per la pianura basso-veneta e vivificando i corsi d’acqua del Fratta, Guà-Frassine, Bisatto e Bacchiglione, a beneficio soprattutto delle colture agricole della Bassa Padovana e del Polesine.
Dei 161 milioni 93 provengono dal Piano di sviluppo rurale nazionale gestito dal ministero delle politiche agricole, 23,5 milioni del Piano invasi, 45 milioni provenienti dal Fondo per le infrastrutture strategiche (gestito da Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero Economia e Finanza).
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