VOCE
TRIBUNALE
17.04.2019 - 22:00
La stessa accusa, affidata al pubblico ministero Claudia Favaretti, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato, un pensionato accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie. Spiegando che in quelle liti avrebbe avuto una pesante influenza la dipendenza dal gioco elettronico che l’uomo aveva sviluppato. Le offese e le minacce nei confronti della moglie, che aveva da parte sua ritirato la querela, sarebbero state infatti da mettere in relazione con la costante ricerca di denaro che l’uomo, ormai schiavo, secondo questa ricostruzione dei fatti, del gioco elettronico, avrebbe posto in essere.
Nel capo di imputazione che lo aveva portato a processo, infatti, figuravano costanti richieste di soldi rivolte alla moglie. Già in sede di udienza preliminare accusa e difesa si erano mostrate concordi nel domandare il non luogo a procedere, ma il giudice aveva ritenuto fosse necessario il vaglio del dibattimento, per arrivare a una decisione. Un passaggio che si è concretizzato nella mattinata di ieri, di fronte al giudice Nicoletta Stefanutti.
L’accusa aveva anche spiegato come, a suo avviso, fosse difficilmente sostenibile l’accusa di maltrattamenti, dal momento che si parlerebbe di offese e minacce episodiche, non continuative come presuppone il codice. Da parte sua, il giudice ha ritenuto che la corretta qualificazione dei fatti ipotizzati fosse quella di minacce e di percosse, che, al contrario dei maltrattamenti, non sono perseguibili d’ufficio, ma necessitano della querela della parte offesa. Querela che, nel caso di specie, era stata ritirata. Processo chiuso, quindi, senza conseguenze di rilievo per l’uomo.
Toccante, comunque, il passaggio col quale la stessa accusa ha rimarcato i rischi che corrono persone di una certa età, più vulnerabili dei cosiddetti “nativi digitali” di fronte alla tentazione del gioco elettronico. Per fortuna, l’imputato ne è fuori. Si è anche riconciliato con la moglie.
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