VOCE
Adozioni
02.05.2019 - 22:43
L’associazione gruppo famiglie aperte accoglie una decina di bimbi. Il presidente : “E’ solidarietà”
La Prima regola - la più difficile da accettare - è evitare l’attaccamento. Accudirli come genitori, sì, affezionarsi, ma tenere bene a mente che sarà a tempo. “L’affido familiare, regolato dal 1983 in Italia, consente a minori di essere accolti in famiglie - spiega Mattia Roncon, presidente dell’associazione gruppo famiglie aperte del Polesine - La nostra associazione è nata come un gruppo di auto mutuo aiuto, proprio negli anni Ottanta. Attualmente siamo una ventina di persone, che sono accomunate dalle esigenze comuni a chi fa questo tipo di servizio che è un intervento a tempo”.
Il senso dell’affido, infatti, è quello di dare a un bambino che vive un temporaneo momento di difficoltà, ma non è stato allontanato definitivamente dalla famiglia biologica o di origine, la possibilità di essere accudito in un ambiente sereno. Il tempo utile alla famiglia di superare questo momento. “L’esempio più comune è il figlio di una coppia di tossicodipendenti che provano a uscirne andando in comunità”, prova a esemplificare Roncon. Attualmente sono una decina i minori che sono accuditi nelle famiglie legate all’associazione, che non raggruppa tutte la famiglie collocatarie.
Come si fa a diventare famiglie affidatarie? “E’ l’ Ulss, nel nostro caso l’Ulss 5 che gestisce questi casi - risponde Roncon - Per diventare vai al Casf, che è un centro dedicato, partecipi a una seria di colloqui e di incontri formativi e di valutazione per ottenere una forma di idoneità. Quando poi l’Ulss ha bisogno ricorre a queste famiglie tramite il Casf”.
Mattia e la moglie accolgono da sette anni un bambino che aveva bisogno di cure. Il loro affido si potrebbe trasformare in un “affido sine die”, ovvero fino alla maggiore età del bambino, che tuttora vive, mangia, studia nella casa della famiglia che lo ha accolto come un figlio, ma a tempo.
Il servizio completo sulla Voce di Rovigo di oggi 3 maggio
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