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IL CASO DELLO SCUOLABUS

Due anni fa, già ubriaco alla guida

L’autista del pulmino aveva patteggiato quattro mesi, sostituiti con lavori di pubblica utilità

Si schianta in scuolabus, lascia i bimbi e fugge. Arrestato

L’autista del pulmino aveva patteggiato quattro mesi, sostituiti con lavori di pubblica utilità

Il capo di imputazione fa riferimento a due anni fa: il maggio del 2017, il giorno 12. Quando, secondo questa ricostruzione dei fatti, Deniss Panduru, 51 anni, romeno divenuto cittadino italiano, residente a Rovigo, era stato colto in stato di ebbrezza al volante della sua Seat Alhambra. Il tasso alcolemico, sempre secondo le ricostruzioni, era risultato oscillante tra 1,65 e 1,74 grammi di alcool per litro di sangue. Vale a dire circa il triplo della soglia individuata dalla normativa di 0,5, oltre la quale scatta la rilevanza penale dei fatti.

Per quell’episodio, il 51enne aveva chiesto e ottenuto di potere patteggiare la pena, fissata a quattro mesi, sospesi e quindi sostituiti con l’effettuazione di lavori di pubblica utilità. Per un ammontare complessivo di 256 ore, da svolgere al Csa, il Centro Servizi di Adria, la locale Casa di riposo.

Fatti non di scarso rilievo, se si pensa che riguardano la stessa persona che, nei giorni scorsi, è finita alla ribalta delle cronache nazionali per la vicenda dello scuolabus ribaltatosi ad Arquà Petrarca, con gli studenti a bordo. Al volante, infatti, c’era proprio Panduru.

L’uomo, a quanto emerso al momento, dopo l’incidente avrebbe aiutato tutti i bimbi, nessuno dei quali ferito gravemente, a uscire dallo scuolabus, ribaltato su un fianco. Avrebbe anche consegnato loro i rispettivi zaini. All’arrivo dei primi passanti e dei genitori, però, era scappato. “Mi urlavano contro in dialetto - avrebbe detto al giudice - temevo volessero linciarmi”.

Sarebbe stato fermato e arrestato circa due ore dopo, in zona Este, a circa otto chilometri di distanza dalla zona dell’incidente. Dopo l’interrogatorio di convalida, nel corso del quale avrebbe anche sollevato pesanti perplessità sul funzionamento del veicolo che gli era stato affidato, è tornato in libertà, con la sola misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per la firma.

Dopo l’incidente, gli è stato trovato un tasso alcolemico di 0,32. Non rilevante penalmente, ma sufficiente per impedirgli la guida di un bus.

In questi giorni, ha fatto molto parlare, ad Adria, il fatto che il 51enne lavorasse ancora al Csa di Adria. Non come dipendente, sia chiaro. Una presenza, la sua, che secondo i primi riscontri non sarebbe da mettere in relazione alla vicenda della guida in stato di ebbrezza. In quel caso, infatti, si parlava di lavori di pubblica utilità, ossia di una maniera alternativa alla pena detentiva di “espiare”.

Nel nuovo caso, invece, si parla di 300 ore complessive di “messa alla prova”. Si tratta di un istituto diverso, che sospende il procedimento penale e, in caso di esito positivo, lo chiude. Consiste, sempre, in esecuzione di piccoli lavori, come quelli che Panduru faceva in casa di riposo.

Intervistato dalla Voce di Rovigo, Panduru ha voluto ribadire di avere assistito sin da subito i bimbi, di non avere bevuto, di essere scappato solo per timore e solo dopo essersi assicurato che non ci fossero problemi per i piccoli studenti (LEGGI ARTICOLO).

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