VOCE
TRIBUNALE
06.06.2019 - 20:31
Il primo colpo di scena: fu lui stesso a portare l’esposto in Procura. Il Comune non lo aveva fatto
Una delle poche indagini nelle quali finisce inquisito chi ha portato l’esposto a proprio carico in Procura, visto che il Comune, primo destinatario, non lo aveva fatto. Questa una delle peculiarità emerse nel corso del processo entrato nel vivo ieri pomeriggio. Il processo per peculato d’uso e falsa attestazione della presenza in servizio, ipotesi di reato formulate a vario titolo nei confronti del comandante della polizia locale Giovanni Tesoro, entrambe, e dell’assistente scelto della polizia locale L. P., solo la prima.
Procedimento riunito alla posizione del dirigente della polizia di Stato Michele Fioretto, ex ispettore delle Volanti molto stimato in città, a carico del quale viene ipotizzata la rivelazione di atti d’ufficio.
Giovanni Tesoro, come comandante della polizia locale di Rovigo avrebbe, secondo l’accusa, usato la Fiat Punto per i propri spostamenti privati e avrebbe fatto uso della macchina per recarsi dall’ufficio alla sua abitazione di Rovigo. I fatti si sarebbero verificati tra marzo e novembre del 2016. Previati, assistito dall’avvocato Katiuscia Carravieri, deve rispondere di peculato d’uso di un’auto del Comune. Fioretto avrebbe invece fatto pervenire a Tesoro un esposto a suo carico.
In origine, le ipotesi di reato per il comandante erano molto più pesanti, ma le contestazioni di maggior peso sono già cadute in sede di udienza preliminare. In fase di indagini preliminari, invece, la reiterate richieste della Procura di applicare una misura cautelare a carico del comandante sono state rigettate, con giudizi che hanno anche avanzato dubbi sulla solidità dell’impianto accusatorio.
L’udienza di ieri è stata dedicata all’audizione dell’investigatore che ha condotto la maggior parte degli accertamenti. Le tesi della difesa sono state chiare: tutti i viaggi del comandante sarebbero stati noti all’amministrazione comunale e autorizzati. In particolare, l’avvocato Marco Petternella, difensore di Tesoro, ha sottolineato una circostanza molto chiara, relativamente a una trasferta a Riccione, per partecipare a un corso di alcuni giorni. L’accusa contesta che ci sarebbero stati spostamenti privati tra Riccione e Faenza. Ma la difesa ha fatto notare come Tesoro, avendo trovato ospitalità da una persona che conosceva a Faenza, in questo modo ha fatto spendere all’amministrazione comunale molto meno di quanto sarebbe potuto accadere se, per esempio, avesse pernottato a Riccione o se, ogni giorno, fosse tornato a Rovigo con l’auto di servizio.
Non solo: per la difesa, i viaggi verso casa del comandante sarebbero in realtà viaggi verso gli uffici del Comune di via Badaloni, che distano poche decine di metri dalla casa del comandante.
Per quanto riguarda i presunti episodi di falsa attestazione della presenza in servizio, è emerso in aula che il comandante, come dirigente, non è tenuto a timbrare per la propria presenza. Ma non solo: la difesa ha fatto notare come si proceda per “falsa attestazione” laddove non ci sarebbe alcuna attestazione della presenza in servizio fatta dal comandante. Proprio perché, in quanto dirigente, non era tenuto a produrne.
Nel corso dell’udienza di ieri era prevista anche l’audizione di alcuni colleghi del comandante, ma il protrarsi della deposizione del testimone di polizia giudiziaria ha costretto a posporre la loro audizione alla prossima udienza.
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