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TRIBUNALE

Imprenditore ricattato e terrorizzato dai banditi

Aveva appena perso il padre quando, in due, si sarebbero presentati da lui dicendo che il debito del genitore ricadeva su di lui

Imprenditore ricattato e terrorizzato dai banditi

Aveva appena perso il padre quando, in due, si sarebbero presentati da lui. Dicendo che il debito del genitore, per una storia di falsi permessi di soggiorno, 18mila euro in tutto, a quel punto ricadeva su di lui. E avrebbe fatto bene ad onorarlo il prima possibile, se non voleva incorrere in spiacevoli conseguenze. Come, per esempio, l’incendio doloso della sua abitazione.

Una storia sconcertante, quella che è venuto a riferire in Tribunale un giovane imprenditore, ascoltato dai giudici del Collegio questa mattina. Profondamente provato dalla morte del genitore, si sarebbe trovato all’improvviso catapultato in una situazione da film, con due sconosciuti che, con metodi da ganster, intimavano il pagamento di quella somma.

All’inizio, il giovane - ha spiegato ieri - ha cercato di capire cosa stesse accadendo, dal momento che l’attività del genitore non aveva alcun punto di collegamento con possibili questioni di stranieri che necessitassero di un permesso di soggiorno.

Da qui la fissazione di un incontro a ottobre 2015 in un hotel di Rovigo, al quale ne fece seguito un altro, un mese dopo.

“Avevo scelto un luogo pubblico - ha spiegato, ai giudici - perché pensavo che non avrebbero potuto farmi nulla in quella sede”. Vero, ma fino a un certo punto, dal momento che i due avrebbero reagito molto male alla richiesta, peraltro ovvia, del giovane: vedere perlomeno una pezza giustificativa che certificasse l’esistenza del debito contratto con loro dal genitore. “Uno cercò di colpirmi con un pugno - ha detto - lo bloccò l’altro”. Poi, i messaggi, sempre più minacciosi, con accenni anche a un gruppo di kosovari che stava perdendo la pazienza e che sarebbe stato pronto a entrare in azione.

Alla fine, saggiamente, la vittima di queste richieste di denaro fece la scelta giusta, ossia chiamare i carabinieri, che gestirono poi la situazione.

Nella mattinata di ieri, la sentenza nei confronti dei due stranieri, un italiano e un macedone, entrambi residenti a Battaglia Terme. Sono stati condannati a due anni e a 1 anno e 8 mesi.

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