VOCE
IL caso
25.06.2019 - 21:35
Sul territorio ci sono sei persone over 65 per ogni bambino con meno di 5 anni di età
Un paese per vecchi. Altro che il film dei fratelli Coen (“Non è un Paese per vecchi”), il Polesine si scopre sempre più territorio ad alto tasso di invecchiamento, dove la popolazione anziana aumenta, grazie soprattutto alla fuga dei giovani, alla denatalità e allo scarso arrivo di coppie e nuovi residenti. Insomma il Polesine territorio con difficoltà demografiche e sociali, una delle basi della richiesta della Zes per rilanciare lo sviluppo e l’occupazione dell’intera provincia di Rovigo.
I dati dicono che l’indice di vecchiaia, in Polesine, negli ultimi anni è schizzato verso l’alto. Si tratta del rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 14. Un rapporto pari a cento significa che ci sono tanti anziani quanti ragazzi. Un rapporto pari a 200 significa che gli over 65 sono il doppio degli under 14. In provincia di Rovigo siamo arrivati ad un rapporto di 234,6. Nel 2014 eravamo ancora a 212,9, poi il rapporto si è impennato. E dire che il Veneto è una regione più giovane, seppur di poco, rispetto alla media italiana.
A livello nazionale, l’indice di vecchiaia si attesta a quota 172,9 (ma era di 157,7 cinque anni fa), mentre in Veneto è di a 172,2. L’incremento di questo dato, per il Polesine, è costante anno dopo anno. Nel 2014 era di 212. Un ano dopo era salito a 218,7; quindi 223,3. Nel 2017 228,2, fino ad arrivare al 2018 con la cifra di 234,6. In 4 anni un aumento di oltre 20 punti, a dimostrazione di come il Polesine si riveli sempre più un Paese per vecchi.
Dati che se associati alle statistiche demografiche dipingono un quadro ancor meno confortante perché nel volgere di appena 18 anni, quelli che ci separano dal censimento generale del 2001, il Polesine ha perso la bellezza di 3.950 abitanti. Attestandoci a 238.588 residenti: ormai stabilmente sotto quota 240mila. Un passaggio epocale che è avvenuto a cavallo tra il 2016 e il 2017, quando la provincia di Rovigo ha toccato il proprio minimo storico, dal punto di vista dei residenti. Che continuano, però, a diminuire: il saldo complessivo della popolazione polesana è infatti, anno dopo anno, sempre più negativo. Si calcola che il tasso di variazione medio annuo dei residenti si attesti ormai a quota -0,3%. Che sembra poco, ma che si traduce in realtà in un calo di circa 716 unità l’anno.
Il saldo demografico è nettamente negativo.
Nel 2016 sono stati 2.995 i decessi a fronte di appena 1.465 nascite. Nella nostra provincia, infatti, si fanno sempre meno bambini: rispetto al 2008, appena undici anni fa, il numero di nascite è calato del 26%. Infatti, se nel 2008 nascevano oltre 5 bambini al giorno, adesso sono appena 4. E il loro numero continua a diminuire anno dopo anno: nel 2015 erano stati ancora 1.585 i bebè venuti al mondo; l’anno successivo sono stati ben 120 di meno.
Tornando alla terza età, nel 2011, all’ultimo censimento generale della popolazione, la classe di età più corposa era quella compresa tra i 44 e i 50 anni, con 10mila maschi e poco più di 10mila femmine che ricadevano in questa fascia anagrafica, pochi anni dopo la classe più numerosa è diventata quella dei 50-54enni. Insomma, i 45enni di cinque anni prima sono invecchiati e nessuno li ha “sostituiti”.
Secondo i dati elaborati dall’ufficio statistico della provincia, il 40% dei polesani doc è nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 64 anni, mentre un altro 26,9% (ovvero: più di una persona ogni quattro) è over 65. Questo vuol dire che meno di un terzo della popolazione è sotto i quarant’anni. Abbassano un po’ la media gli stranieri: il 43,7%, infatti, ha un’età compresa tra i 15 e i 39 anni, mentre solo il 32,8% è tra i 40 e i 65.
A conti fatti in Polesine ci sono sei anziani (over 65) per ogni bambino di meno di cinque anni. Il 57% della popolazione si trova in quella che viene definita situazione di “dipendenza”, ovvero con meno di 14 anni o più di 65 (solo questi ultimi sono il 39,4%). Questo vuol dire che la popolazione attiva - dal punto di vista lavorativo - si riduce al 43%. E l’indice di vecchiaia del Polesine, infatti, è alle stelle: era del 195% nel 2001, era diventato del 203,2% nel 2011 ed è arrivato al 234,6% nel 2018. In Veneto nessuno fa peggio di noi, e se non è un record su scala nazionale, poco ci manca. E se non si inverte la tendenza, come si è detto più volte, nel giro di pochi anni il Polesine scenderà ancora di più.
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