VOCE
L’inchiesta
26.06.2019 - 20:08
Il Polesine non attira più. Qui non ci si viene più a vivere. E non parliamo soltanto di stranieri (pure quelli in calo): la nostra provincia è meno attrattiva per i residenti delle province limitrofe, ma anche per gli stessi polesani. Che se ne vanno, a ritmi decisamente sostenuti.
Qualcosa è cambiato nel non troppo lontano 2014. Fino a quel momento, e da diversi lustri, la nostra provincia aveva ancora una buona capacità attrattiva. Riusciva ad attirare qui molte più persone di quante se ne andavano. Un saldo migratorio positivo non sufficiente a compensare il saldo naturale (ovvero la differenza tra decessi e nascite) ma comunque sufficiente a dare una prospettiva al nostro territorio.
Non è più così da ormai cinque anni. In cui anche l’emigrazione (interna ed estera) ha subito un netto rallentamento. E se nel 2012 sono arrivate in Polesine 6.202 persone da altri comuni italiani, già dall’anno successivo il flusso si era ridotto di oltre mille unità, attestandosi attorno a quota 5.200, dov’è rimasto fino ai giorni nostri. Netto anche il calo negli arrivi dall’estero.
Di contro, è cresciuto, proprio nel 2012, il numero di polesani che ha deciso di trasferirsi in altre province italiane: quell’anno, e per la prima volta nel nuovo millennio, sono stati quasi settemila (6.751) i polesani che hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione, di cui 6.333 hanno scelto altre province mentre 418 hanno deciso di trasferirsi in un Paese straniero. Un fenomeno che è cresciuto negli anni successivi.
A livello comunale, nell’ultimo anno, il Comune che ha visto andarsene più residenti, a livello percentuale, è stato Bagnolo di Po: quei 35 abitanti in meno, rispetto ai nuovi arrivi, rappresentano quasi il 3% del paese che se n’è andato. Segue Canda, che con una differenza negativa di 24 unità, fa segnare un -2,67%. A Rovigo città saldo migratorio negativo di 147 unità. In tutto, sono 33 i Comuni da cui se ne vanno più persone di quante ne arrivano.
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