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Economia

Nel decreto crescita non c'è la Zes, ma ci sono i sexy shop

“Andiamo avanti, tra poco partirà la mappatura delle aree idonee alla riqualificazione industriale”

Nel decreto crescita non c'è la Zes, ma ci sono i sexy shop

“Andiamo avanti, tra poco partirà la mappatura delle aree idonee alla riqualificazione industriale”

“Avanti tutta con la Zes, a breve partirà la mappatura delle aree per individuare nel concreto i siti adatti alla riqualificazione industriale. Allo stesso tempo Confindustria nazionale è al lavoro con il ministero dello Sviluppo economico per definire il piano delle Zes del Centro Nord”. Gian Michele Gambato, vicepresidente di Confindustria Venezia-Rovigo crede più che mai nel progetto Zes ed ha già fissato come obiettivo l’inserimento del progetto nelle prime bozze del Def di fine agosto. Allo stesso tempo però non può non osservare, con una punta di sarcasmo che “spero tanto che questo Paese rinsavisca. Perché è assurdo che il governo non abbia previsto le Zes nel decreto crescita, mentre sono stanziati aiuti per chi apre sexy shop nei piccoli centri. Avete capito bene, sostenere l’economia nei piccoli centri prevedendo incentivi per l’apertura di sexy shop. Niente contro queste attività, ci mancherebbe, però un decreto crescita dovrebbe avere orizzonti più alti, avere strategie e politiche economiche di lungo respiro. Invece si pensa al sexy shop”. E così il Polesine, e il Veneto, hanno dovuto constatare che mentre nel provvedimento legislativo varato nelle scorse ore non c’era posto per il piano industriale per la Zes, c’è stato invece spazio per la norma sui sexy shop. Altro che indumenti provocanti e giochi sadomaso, qua il frustino è quello che viene brandito contro buonsenso e lungimiranza politico-economica.

Gambato però non devia dal proprio obiettivo: “Noi siamo sicuri che la Zes si farà. La posta in palio è troppo importante. Ed anche se non inserita nel decreto crescita ministero e Confindustria sono al lavoro sul piano per il Centro nord. Oltre a Polesine e Marghera ci dovrebbero essere Piombino, Livorno, forse qualcosa fra Umbria e Marche. Entro la fine di luglio dovrà essere definito”. Intanto però Confindustria Venezia-Rovigo non sta a guardare: “Presto - continua Gambato - partirà la mappatura delle aree nei vari territori comunali. Nostri tecnici, in collaborazione coi Comuni, declineranno nel concreto il piano industriale già articolato. Si studieranno le aree artigianali da riqualificare, i siti per gli insediamenti e che tipologia di insediamento. Il territorio deve farsi trovare pronto a partire. Ed anche per questo scatterà anche il percorso di marketing territoriale per promuovere le nostre zone e i territori”. Quel che invece Gambato non capisce è il tentativo di alimentare rivalità fra Nord e Sud: “Non c’è alcuna alternativa fra i territori, è assurdo far credere che la Zes in Polesine possa indebolire le Zes in Meridione. Non c’è alcuna rivalità. Anche perché la scelta di un gruppo industriale di insediarsi in un’area piuttosto che in un’altra, non dipende solo da Zes e possibilità fiscali. Ma anche da infrastrutture, logistica, servizi. In Polesine e a Marghera tutto questo c’è, per questo siamo convinti della bontà del piano Zona economica speciale. Per non parlare del fatto che ogni zona avrà la sua specificità”.

E ancora: “La zona economica è la grande opportunità per risollevare il territorio polesano e la sua economica. E poi per qualificare dal punto di vista professionale la forza lavoro, con formazione e specializzazioni, e non dimentichiamo l’aspetto demografico e sociale che ne potrebbe trarre grande beneficio. Tutto questo i sindaci l’hanno capito benissimo, ed è per questo che sono con noi in questa partita”.

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