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La questione veneta

Autonomia, nuova presa in giro

Il vertice di governo termina con un altro rinvio. Salvini se ne va a metà. Il M5s tiene tutto bloccato: sconfessato pure l’accordo parziale di pochi giorni fa.

Autonomia, nuova presa in giro

Nessuna sorpresa. Sull’autonomia del Veneto, a Roma si è ballato un altro giro di valzer. Senza arrivare a nulla. Un vertice, quello che si è tenuto a palazzo Chigi, durato oltre tre ore: iniziato alle 14.30, si è protratto fin quasi alle 18.

Ma il leader leghista Matteo Salvini ha abbandonato il tavolo a metà dei lavori, alle 16.15: non per dissenso politico, ma per recarsi al Viminale per presiedere il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il fatto che i due impegni istituzionali siano stati fissati a breve distanza la dice lunga sulla considerazione che viene data, a livello di governo, alla questione veneta. Ma tant’è.

Il vertice, comunque, si è concluso con un nuovo rinvio. L’ulteriore, ennesimo, vertice, è fissato per giovedì mattina alle 8.30. Intanto - trapela da palazzo Chigi - si tratta ancora, benché si continui a predicare di un “clima positivo”.

Ma cosa ci sia di positivo, in una partita ferma da mesi e ancora bloccata dai veti politici incrociati, non è dato sapere. Dal fronte M5S, infatti, emerge che sono tanti ancora i nodi da scogliere sulla questione autonomia. In particolare, riferisce una fonte di primo piano, i grillini non sono per nulla d’accordo sul cosiddetto costo medio - uno dei temi centrali nella partita autonomie - ma anche sul Vas, acronimo di valutazione ambientale strategica, e sulla devoluzione delle competenze su sovraintendenze, autostrade, ferrovie, porti e scuole. Insomma, una levata di scudi generale contro l’autonomia richiesta dalle regioni del Nord, Veneto in testa.

E anche sulla parte finanziaria, dove nel vertice della settimana scorsa sembrava essere stata raggiunta un’intesa, in realtà - stando a fonti interne al governo - alcuni nodi sarebbero ancora da sbrogliare e, proprio per questo, giovedì si attende la presenza al tavolo del ministro Giovanni Tria, oggi assente perché impegnato all’Eurogruppo a Bruxelles.

Insomma, l’autonomia non è ferma. E’ proprio bloccata. E stando alla lunga lista snocciolata sui punti di disaccordo, la strada per arrivare al traguardo appare ancora lunga, molto lunga. Una dilazione dei tempi che potrebbe acuire le tensioni tra i due alleati di governo. E soprattutto far lievitare i malumori dei governatori interessati, Luca Zaia in primis.

Il servizio completo e le reazioni sulla Voce in edicola martedì 9 luglio.

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