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Rugby giovanile

Monti, l’Under 16 affidata a Max Ravalle

Ad affiancarlo come skills coach il sudafricano Daniel Faasen

Monti, l’Under 16 affidata a Max Ravalle

Massimiliano Ravalle

Massimiliano Ravalle, 31 anni, non ha certo bisogno di presentazioni. Head coach dall’Under 16 - la scorsa stagione capace di schierare ben 34 elementi - a Rovigo è ormai di casa: oltre ad aver vestito la maglia rossoblù (ma ha giocato anche con Mogliano e Fiamme Oro) qui ha infatti trovato l’amore e ha messo radici.

Padre di una figlia, con un’altra in arrivo, è alla sua seconda esperienza con la Monti: “Una bella responsabilità, non c’è che dire, l’avverto in pieno. In questa fase del percorso di crescita sportiva dei ragazzi, in cui passano dall’esser bambini a diventare uomini, occorre esser molto attenti e sì, anche un po’ psicologi. Sono tutti diversi, ciascuno con i suoi bisogni ed esigenze: come esperienza è assolutamente formativa. Il ruolo del vivaio? Fondamentale, a dir poco, specie in questa disciplina e soprattutto per una realtà come Rovigo che vive e respira rugby da sempre. Il futuro passa di qui...”.

Ad affiancarlo in veste di skills coach (lo sarà anche per l’Under 14), il sudafricano Daniel Faasen, classe 1989, già mediano di mischia dei Bulls Pretoria con esperienze in Romania e Italia, a Badia e L’Aquila: come Ravalle, in Polesine ha conosciuto non solo la pallaovale ma anche l’amore. In campo invece, il suo ruolo sarà quello di trasmettere esperienza e impostare la tecnica dei trequarti, affinando quindi le abilità e le competenze (skills, per l’appunto) dei numeri 9 e 10, una vera e propria novità in casa Monti.

“Sono davvero soddisfatto - queste le sue parole - per l’opportunità che mi viene offerta dalla società di iniziare un percorso diverso e non vedo l’ora di cominciare. La lingua non sarà certo un problema, già in campo si parlava per lo più inglese con Joe (McDonnell, nda) e credo che il lavorare tutti a stretto contatto tra sudafricani, neozelandesi e inglesi non potrà che portare benefici e alzare ancor più il livello, In fin dei conti, a parte il modo in cui parliamo, abbiamo un elemento comune, noi che i ragazzi, che è la passione per il rugby”.

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