VOCE
Il caso
25.07.2019 - 18:48
Odiatori. E’ questa la frangia più rilevante del popolo che frequenta Facebook. Non la più ampia, forse, ma di certo quella che fa più rumore. Gli “haters”, come sono universalmente conosciuti, si scagliano quotidianamente contro chiunque. L’ultimo caso è quello che ha coinvolto una esponente di destra candidata alle ultime elezioni, anche se non eletta. Ha augurato la morte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un post che ha subito raccolto oltre 80 “mi piace”. E dopo la pubblicazione della notizia sulla Voce di Rovigo, ha ben pensato di cancellarlo.
Ciò che più colpisce, però, è che la condanna non sia nemmeno un po’ unanime. Anzi, c’è chi in qualche modo attenua la sua posizione, da una parte dicendo che anche altri politici sono stati oggetto di attacchi più o meno beceri, dall’altra dando la colpa al comportamento dello stesso Mattarella. E dando ragione all’autrice del post. E accanto a chi tira fuori i bambini di Bibbiano, i manichini impiccati di Salvini, o Berlusconi, c’è pure chi fa notare come Mattarella “i cittadini non lo hanno votato”. Dimenticando, o non sapendo, che il presidente della Repubblica non viene eletto dai cittadini, ma dai parlamentari.
C’è pure qualcuno che filosofeggia sul fatto che augurare a una persona di morire non è una offesa al valore della persona, per rispondere a quelli che ricordano come esista il reato di “offesa all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica” (articolo 278 del Codice penale). Altri ancora che si appellano alla libertà di pensiero garantita dall’articolo 21 della Costituzione, aggiungendo in maniera sprezzante che scrivere nei social network è come parlare in osteria. Ricordiamo anche a loro che esiste, nel suddetto Codice penale, il reato di Diffamazione, articolo 595, nel quale si precisa: “Chiunque comunicando con più persone (in osteria per esempio ndr) offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con una multa fino a 1.032 euro”. Per mezzo stampa (e i social network sono parificati alla stampa per il legislatore) la pena aumenta fino a tre anni e la multa sarà di almeno 516 euro. Peraltro sui social la diffamazione è aggravata.
Per fortuna c’è chi condanna questo gesto senza se e senza ma, e sottolinea come la questione non sia la liceità o meno di offendere le persone, ma il fatto di farlo senza alcuna remore. Ed è questo il punto: non centra la diffamazione, non centra il reato di vilipendio e non centra nemmeno che Mattarella abbia o meno agito come ogni cittadino avrebbe voluto. Non si augura la morte ad alcuno, specie se a mente fredda con uno scritto sui social network. Per chiudere, come detto e tanto per far capire come si comportano questi leoni da tastiera, l’esponente che ha augurato la morte a Mattarella a tolto il post da Facebook. Paura che il presidente della Repubblica prendesse provvedimenti, come successe nel caso di un bassopolesano finito davanti al giudice dopo aver offeso l’allora presidente Napolitano? O effettivo mea culpa. Non lo sapremo mai, perché di questa donna rimarrà solo il segno della inciviltà di un’offesa, applaudita da un gruppetto di leoni da tastiera che, evidentemente, ha perso il contatto con la realtà. Quello con l’educazione, forse, nemmeno l’ha mai avuto.
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