VOCE
POLITICA
01.08.2019 - 18:23
“Calma, c’è tempo”. Sembra dire questo, il presidente della Provincia Ivan Dall’Ara all’esercito di 1.500 pescatori inferociti che minaccia di sfogare la propria rabbia sotto il suo ufficio di palazzo Celio se non sarà risolta la questione dell’assegnazione dei diritti esclusivi di pesca in Basso Polesine.
Dall’Ara parla come chi ha la soluzione in tasca, e aspetta soltanto il momento giusto - da teatrante navigato - per calare l’asso e vincere la partita. Intanto, si segna un punto: la settimana scorsa è scaduto il termine per impugnare la proroga al 31 dicembre, decretata a maggio dalla Provincia, che tante proteste aveva innescato perché giudicata troppo limitante. Beh: nessuno ha presentato ricorso.
Ma che non siano tutte rose e fiori è sotto gli occhi di tutti: basta fare due passi nel Delta, tra i pescatori, scambiare due parole, per rendersi conto che il “sentiment”, l’“opinione pubblica”, è tutta contro di lui: contro Dall’Ara e la Provincia che - a maggior ragione dopo il vertice in prefettura dell’altro giorno - vengono additati come i cattivi di questa storia.
“Se solo sapessero che noi, invece, siamo i buoni… E’ solo che vogliamo fare le cose corrette”, allarga le braccia Dall’Ara. Che annuncia, a stretto giro, grandi novità. “Ricordo a tutti - dice - che la richiesta di proroga della convenzione per i prossimi 15 anni, da parte del Consorzio di Scardovari, è giunta a protocollo a palazzo Celio il 10 luglio. La legge mi obbliga a provvedere alla risposta entro 30 giorni”. Mancano otto giorni, otto giorni in cui Dall’Ara conta di risolvere la questione. Ovviamente, di accettare la richiesta di rinnovo per 15 anni non ne vuole nemmeno sentir parlare. Altrimenti, che colpo ad effetto sarebbe?
Ma non mancano le tensioni, anche interne a palazzo Celio. Perché, anche se il vicepresidente della Provincia Francesco Siviero ostenta - stoicamente - tranquillità e sintonia con il presidente, chiudendosi dietro un “no comment” ad ogni ulteriore domanda, i rapporti tra lui e Dall’Ara sembrano tesi. L’imbarazzo è latente, anche perché Siviero - di fatto - ha partecipato al vertice senza alcun mandato, come semplice uditore senza poteri, e l’incarico di riferire poi tutto a Dall’Ara (in questi giorni in ferie, già programmate da tempo) per valutare poi le decisioni eventuali.
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