Pestato di fronte al figlio piccolo

Per anni, la coesistenza tra le due famiglie, residenti in un paese poco fuori Rovigo, era stata pacifica, se non addirittura amichevole. Poi, però, a cambiare tutto sarebbe arrivato un controllo, a carico di una delle due famiglie, per motivi di sicurezza. I destinatari della verifica, a quanto emerso nel corso del processo, avrebbero reagito pensando a una “spiata” da parte dei vicini. Da quel momento in poi, l’inferno. Almeno secondo l’accusa alla base del processo.

Quest’ultimo, per atti persecutori, minacce, lesioni personali e violenza privata, ha coinvolto l’intera famiglia: madre, padre, tre figli.

Uno degli episodi più grave sarebbe quello che avrebbe visto, secondo questa ricostruzione dei fatti, il capofamiglia della famiglia “vittima” venire pestato di fronte al figlioletto. Sarebbe stato picchiato, buttato a terra, preso a calci nei genitali. Avrebbe riportato, per un pugno, anche una frattura al volto. In un’altra occasione sarebbe stato preso a sputi. La violenza privata, invece, veniva contestata perché, in una differente occasione, i vicini, minacciosi, lo avrebbero bloccato, impedendogli di raggiungere il figlioletto, che si era allontanato. Agli atti del processo, anche alcuni video, o foto, che mostravano alcuni dei vicini sotto accusa in atteggiamenti incomprensibili, come se fossero appostati a fianco del cancello, o dietro la recinzione. Un incubo, insomma, secondo l’accusa, per le vittime.

La sentenza di primo grado, che potrà quindi essere appellata dalla difesa, ha visto la madre venire condannata a 9 mesi, il padre a 18 mesi, due dei tre figli a 20 mesi, mentre un terzo figlio è stato assolto. Sospensione condizionale della pena accordata per tutti i condannati.