VOCE
POLIZIA LOCALE
03.08.2019 - 19:31
L’Autorità nazionale anticorruzione: “I vigili non possono dipendere da un amministrativo”
“La polizia locale, una volta eretta in corpo, non può essere considerata una struttura intermedia in una struttura burocratica più ampia, né, per questo incardinamento, essere posta alle dipendenze del dirigente amministrativo che dirige questa più ampia struttura”.
La polizia locale “è costituita dall’aggregazione di tutti i dipendenti comunali che esplicano, a vari livelli, i servizi di polizia locale e, al vertice di questa forma di aggregazione unitaria, è posto un comandante, anch’egli vigile urbano”.
Sono principi ribaditi da due pronunce del Consiglio di Stato, del 2000 e del 2012, e confermati da una recentissima delibera dell’Autorità nazionale Anticorruzione, nella persona del presidente Raffaele Cantone.
In parole povere, secondo queste pronunce, la polizia locale costituisce una entità autonoma, distinta dalle altre, in Comune. Il che appare abbastanza evidente, dal momento che chi vi lavora ha, rispetto agli altri dipendenti comunali, un trattamento economico differente, obblighi diversi, compresa una scala gerarchica sconosciuta agli altri uffici, svolge compiti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria e può portare armi. Ne consegue - secondo la giurisprudenza - per questa autonomia, che il comandante della polizia locale risponde direttamente all’organo di indirizzo politico, ossia l’assessore competente o il sindaco, ma in nessun caso può essere sottoposto all’autorità di un dirigente amministrativo, referente di una struttura più ampia. Principi estremamente chiari e che valgono in tutti quei Comuni nei quali la polizia locale sia costituita come corpo, ossia abbia più di sette componenti. E’, indubbiamente, il caso di Rovigo.
Si tratta di pronunce che fanno pensare, dal momento che tratteggiano, come principio fondamentale in tema di polizia locale, una situazione esattamente opposta a quella che ha appena creato l’amministrazione comunale di Rovigo, che ha spedito il comandante della polizia locale Giovanni Tesoro a curare i servizi sociali, mettendo al vertice del corpo il dirigente comunale Alfonso Cavaliere, che non è un comandante di polizia locale e ha un background e un curriculum senza alcun dubbio di altissimo livello, ma completamente differenti da quelli di un comandante dei vigili.
Nella propria delibera, del febbraio scorso, depositata poche settimane fa, a giugno, l’autorità nazionale anticorruzione era stata molto chiara: in determinate circostanze, al comandante della polizia locale possono essere assegnati altri incarichi dirigenziali, pur facendo attenzione a non creare situazioni di conflitto di interessi o di coincidenza tra controllore o controllato; ma in nessun caso a un dirigente “amministrativo” può essere consegnata la polizia locale, che deve rispondere solo al sindaco o all’assessore.
Emblematico il caso della sentenza del Consiglio di Stato del 2000, che tratta di un caso molto simile a quello di Rovigo: un comandante della polizia locale che viene messo alle dipendenze di un dirigente amministrativo. Procedura assolutamente illegittima, secondo il Consiglio di stato. Procedura che, però, richiama quanto accaduto a Rovigo, per quanto inserito in una più ampia rotazione di dirigenti.
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