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VOLONTARIATO

Avis, l’esercito degli 11mila

Il presidente Garbellini: “Una sfida coinvolgere i giovani nell’associazione”

Avis, l’esercito degli 11mila

Il presidente Garbellini: “Una sfida coinvolgere i giovani nell’associazione”

Undicimila donatori e circa 17mila donazioni. Questi sono stati i numeri raccolti dall'Avis provinciale nell'annata 2018, vero e proprio fiore all'occhiello del mondo associazionistico del Polesine.

Una storia nata prima da un gruppo interprovinciale che raggruppava le zone dell'Alto, Medio e Basso Polesine che poi è stato unificato dando vita all'attuale Avis provinciale di Rovigo. Associazione che raggruppa 52 gruppi tra Avis comunali e le cosiddetto equiparate vale a dire frazioni come Zelo o Sarzano.

La regia quindi è l'Avis provinciale che è in costante coordinamento con le varie Avis comunali tutte con l’obiettivo di promuovere le donazioni sull'intero tessuto territoriale, segnale di un'operatività che procede quotidianamente e costantemente.

Ma come procede la ricerca di nuovi donatori nel nostro territorio? Cala infatti la ricerca di nuovi donatori che è messa in difficoltà da molteplici fattori concomitanti come sottolinea la presidente Avis provinciale, Barbara Garbellini: “Si riscontra un calo di donatori ma la spiegazione di tale fenomeno deriva da diverse cause. Intanto, rispetto a 40 anni fa ad esempio, c'è una diminuzione generazionale. Se prima una famiglia aveva cinque o sei figli, negli ultimi dieci o quindici anni questa media si è notevolmente abbassata. In secondo luogo, sappiamo benissimo che il Polesine è un territorio dove l'indice di anzianità è molto elevato e per questo abbiamo accordato, insieme Fidas (Federazione Italiana Donatoridi sangue) e l'Ulss 5 Polesana, di aumentare l'età dei donatori previo parere positivo medici. Se prima era fino ai 65 adesso è aumentato fino al compimento 69 massimo, quando la legge prevede il limite massimo a 70”.

Un'altra difficoltà che Avis riscontra in questi anni di “crisi nelle donazioni” è il coinvolgimento giovani. “Su questo ambito ci stiamo muovendo sia su scala provinciale sia su quella nazionale”.

Infine, aggiunge Garbellini: “L'altro fattore è legato al decreto ministeriale datato 2015 con maggiori controlli sui donatori e analisi più dettagliate, oltre al blocco alla donazione nel caso in cui il donatore abbiamo fatto un viaggio in paesi cosiddetti a rischio”.

Il lavoro però non si ferma e l'Avis provinciale continua a fare anche da supporto fondamentale al Dipartimento di Medicina Trasfusionale dell'Ulss 5 Polesana come sottolinea la stessa presidente Barbara Garbellini: “Abbiamo istituito un ufficio unico di chiamata che viene gestito da impiegati delle Avis provinciali. Esso svolge un ruolo molto importante e si muove sinergicamente e quotidianamente con il Dipartimento di Medicina Trasfusionale. L'attività di questo ufficio è quella di gestire il rapporto con il Dipartimento e coordinare le donazioni in base alle necessità da parte dell'ospedale. Il contatto tra le parti è quotidiano e l'obiettivo primario è quello di non sprecare il sangue donato”.

Altro braccio operativo importante è dato dal 'Gruppo Giovani' che svolge prettamente un'attività promozionale nelle scuole con progetti mirati per ogni grado di studio, primarie, primarie secondo grado e superiori.

E il lavoro dell'associazione non si ferma grazie alla creazione di un gruppo che si occupa del servizio di accoglienza nei centri trasfusionali, dando un aiuto pre e post donazione ai donatori.

Al momento il progetto ha preso il via soprattutto nell'ospedale di Rovigo ma l'Avis assicura di volerlo ampliare anche ai nosocomi di Trecenta ed Adria.

Insomma le attività dell'Avis provinciale si muovono in più direzioni e attraverso il fondamentale sostegno dei tanti volontari, parte vitale per l'associazione. L’appello è ai potenziali donatori. Una trasfusione di sangue è davvero un dono eccezionale e vitale per le persone che ne hanno bisogno.

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