VOCE
IL CASO
16.08.2019 - 19:20
Indagati 5 dipendenti dell'Ulss: l'uomo sarebbe, secondo il figlio, morto dopo 16 mesi di sofferenza per una infezione contratta durante una operazione in ospedale
E’ stata disposta lunedì scorso l’autopsia, con tutti gli approfondimenti del caso, sul corpo del 79enne di Corbola, artigiano in pensione, morto il 5 agosto all’ospedale di Adria. Secondo l’esposto del figlio, seguito nella delicata e tristissima vicenda dal Gruppo Mazzini di Padova, specializzato in casi di sospetta malasanità, dopo 16 mesi di calvario, dopo una infezione che avrebbe contratto a seguito di una operazione di impianto di placca e viti per ricomporre una brutta frattura a una caviglia.
In tutto cinque i dipendenti Ulss indagati, con l’azienda sanitaria che ha deciso di farsi carico della loro difesa, affidando l’incarico legale al noto avvocato di Padova Fabio Pinelli che, per gli approfondimenti medico legali, si avvarrà della consulenza dello specialista Giovanni Cecchetto.
La vicenda comincia, secondo la ricostruzione dei fatti del figlio, a marzo del 2018, quando all’anziano, a seguito di una frattura alla caviglia, vengono applicate placca e viti. Il 79enne, purtroppo, subisce una infezione, secondo questa ricostruzione dei fatti perché i materiali erano contaminati da un batterio, come da analisi svolte.
A dicembre del 2018, la visita in ospedale a Rovigo, dove viene confermata l’infezione, con conseguente terapia antibiotica. Tutto, quindi, si sarebbe dovuto risolvere, ma non è andata, purtroppo, così. Il 79enne continua a non sentirsi bene, nonostante vari ricoveri non avessero portato a scoprire problemi particolari, salvo qualche traccia, ancora, di infezione.
Si arriva così a inizio giugno scorso, il giorno 8, quando, essendosi riformata la fistola alla caviglie, il figlio decide di portare il 79enne in ospedale ad Adria. Nella stessa giornata, due svenimenti. Inizialmente il paziente viene tenuto al pronto soccorso - prosegue la denuncia - non essendovi spazio in reparto. Il 10 vengono disposti esami a Rovigo, per analizzare il pus formatosi nella caviglia.
In seguito, sempre ad Adria, si arriva al trasferimento in Ortopedia. Qui, comincia una cura antibiotica. Lo stato di malessere del paziente, però, persiste, ma arriva comunque il trasferimento all’ospedale di comunità di Adria. In seguito alle sue condizioni, però, torna in Ortopedia in ospedale, dove viene praticato un intervento di pulizia dell’osso per cercare di risolvere l’infezione.
Il 2 agosto, dopo una risonanza magnetica, la notizia choccante: si rende necessaria l’amputazione della gamba, per debellare l’infezione. Si procede il giorno successivo. Segue il ricovero nel reparto di Terapia Intensiva dove, però, il 5 agosto l’anziano si spegne.
Da parte sua, l’azienda sanitaria Ulss 5, col direttore generale Antonio Compostella, appreso della vicenda, ha spiegato di avere avviato immediatamente una indagine interna.
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