VOCE
LA BUONA SANITA'
28.08.2019 - 11:39
Una bella storia, finita con un lutto, perché la malattia era incurabile, ma che ha visto il personale dell'ospedale di Rovigo distinguersi per umanità, gentilezza, professionalità. Tanto che la figlia dell'anziana signora venuta a mancare ha voluto ringraziare, con parole commoventi e convinte, tutti coloro che, ogni giorno, fanno un lavoro difficile, in un contesto difficile, senza perdere, però, neppure un briciolo del loro grande cuore. Di seguito, la bellissima lettera di Daniela Pravato.
Sono la figlia di Bertilla Mazzocco, vedova Pravato, venuta a mancare il 27 Luglio in seguito ad una malattia che le fu diagnosticata nell’Agosto 2018 presso il reparto di Geriatria dell’Ospedale "Santa Maria della Misericordia" di Rovigo. Inizia così il nostro percorso clinico fatto di appuntamenti e day-hospital presso la geriatria.
Ritengo doveroso mettervi al corrente delle bravissime persone che lavorano presso l’Ospedale di Rovigo, persone dotate di grande professionalità e corredate da umanità poco comune, raccontandovi quello che abbiamo vissuto, un periodo difficile non solo per mia madre ma anche per noi famigliari.
Il giorno in cui il Primario Dr Pierluigi Del Santo disse a me e ai miei famigliari da cosa fosse affetta nostra madre, come voi potete ben comprendere, fu un momento durissimo in quanto il tumore era inoperabile. Il Dr Del Santo ci spiegò dettagliatamente in cosa consisteva la malattia, il suo decorso e che cosa nostra madre sarebbe stata costretta a vivere se fosse stata operata. A questo proposito, grazie al dottor Del Santo e alla sua professionalità decidemmo serenamente cosa fare, scegliemmo quindi la migliore qualità di vita, non dicendo alla mamma cosa aveva veramente e mascherando il tutto con un polipo intestinale che, visto la sua età avanzata, era meglio lasciare stare.
Telefonò lui stesso al nostro medico di base Dr Jacopo Marchesan per metterlo al corrente della malattia della mamma.
Non ci siamo né accaniti né ci siamo messi a correre a destra o a sinistra per farla operare in qualche altro ospedale, ma al contrario seguimmo i consigli del primario, il quale in quel momento dimostrò un’attenzione affettuosa nei riguardi di nostra madre. In molte occasioni notammo come questo medico trattasse i suoi pazienti, ma non soltanto lui anche tutta la sua équipe, con uno spiccato senso di umanità e con molta delicatezza tanto che nostra madre, mentre era ricoverata, ci raccontò che quando il Dr Del Santo quando andava in visita era tanto gentile e
premuroso.
Ci disse inoltre che la rassicurava tanto e che gli altri medici, infermieri e la capo sala erano buoni, bravissimi e tanto gentili. Ma ad essere sincera tutto il personale di Geriatria con cui ci rapportammo nel periodo del suo ricovero era particolarmente attento e premuroso. Ricordo io stessa che il giorno in cui venne dimessa in reparto, mia mamma, venne salutata con calorosi abbracci sia dai medici che dagli infermieri ed anche dalle operatrici sanitarie, mentre
incontrammo il Dr Del Santo al bar dell’Ospedale e questo, la salutò amorevolmente con un grande sorriso e con un’affettuosissima stretta di mano.
Grazie al Dr Del Santo accettammo serenamente il destino che avrebbe vissuto nostra madre e ci prodigammo a fare tutto il necessario che ci fu suggerito e non ci fu scelta migliore, in quanto è vissuta benissimo senza problemi, curata e amata fino al suo ultimo giorno.
Dopo la dimissione mia madre iniziò ad essere vista circa ogni settimana presso il day-hospital geriatrico e lì incontrammo le prime due infermiere Emanuela Boscolo e Isabella Caniotto che ci accompagnarono per gli undici mesi successivi. Conducevo io stessa mia madre ai controlli e le infermiere ci hanno sempre messe a nostro agio attraverso cure e attenzioni che le hanno rese ai nostri occhi a dir poco brave ,ma ci sentivamo sicure, seguite ed aiutate. Molte volte si hanno
dubbi, durante il decorso di queste malattie, pertanto chiedevo il perché di quello che capitava, e loro sempre pronte con una risposta professionale, corrette e coerenti con quello che stavamo vivendo ma soprattutto sostenendomi sempre, dipanavano ogni mio dubbio.
Poi il day-Hospital fu spostato al 5° piano e all’interno dell’ambulatorio incontrammo altre due infermiere, Stefania Cappello e Monica Tomasi, che però erano di gastroenterologia, cosa dire, se non: brave anche loro. Quattro infermiere competenti e professionali, che furono in grado, in questi undici mesi, di trasformare il giorno delle trasfusioni di mia madre in un giorno normale, tramutando quella enorme stanza, colma di pazienti, ognuno con la propria triste storia in
un’ambiente sereno e vivace. Posso affermare che ogni loro sorriso e ogni loro carezza e per ogni singolo paziente più efficacie di ogni farmaco… Stefania che ringrazio per il suo forte sorriso e per la sua operosità, Monica sempre cara e graziosa, Manuela che ricordo per la sua dolcezza e Isabella per le sue tante accortezze e attenzioni.
Ma quello che voglio dire, sia chiaro, è che queste professioniste erano così con tutti i pazienti e non venivano mai meno a qualsiasi richiesta d’aiuto. L’ultimo mese in cui riuscii ad accompagnare la mamma per i controlli, sia Manuela sia Isabella preferirono far visitare mia madre al dottor Antonino Andriolli, che già in precedenza l’aveva visitata,
e fu particolarmente d’aiuto. Il dottor Andriolli era spesso presente, tanto che mia madre mi disse che si sentiva serena quando lo vedeva, era tanto carino, io invece, vi dico che era professionalmente bravo e onesto nel dici cosa stavamo vivendo e dando anche tanti preziosi suggerimenti per crearle una migliore condizione di vita a casa.
Utilizzava un linguaggio semplice, grazie al quale la situazione fu per noi maggiormente comprensibile. Nel mese di Aprile la salute di mia mamma cominciò a declinare in modo notevole, tanto che che in piena notte dovemmo recarci in pronto soccorso. Era mia abitudine portare con me la cartella clinica e in questa occasione incontrammo il dottor Alexandru Tiupa al quale spiegai cosa mia mamma avesse. Il dottor Tiupa non perse tempo e con un’estrema delicatezza nei confronti di nostra madre si scusò più volte per i tempi d’attesa e si preoccupò di non farla stancare. In seguito alle
4 del mattino decise di ricoverarla in astanteria, di farle due sacche di sangue e mi disse di andare a casa. Alle 8 ritornai e trovai mia madre che dormiva serenamente ma non solo, al suo risveglio, era arzilla e scherzosa.
La dottoressa Laura Rossi della geriatria venne a visitarla come richiesto dal Dr Tiupa prima di dimetterla, mi rassicurò, mi spiegò anche che quello era l’inizio del declino importante. La dottoressa Rossi fu molto competente e dotata anch’essa di grande umanità nel spiegarmi con un linguaggio semplice cosa avremmo vissuto. Successivamente visitò mia mamma anche un’altra volta in day hospital, ricordo con un sorriso questo episodio perché mia mamma fece il muso, voleva essere ricoverata ma la dottoressa Rossi al contrario scherzosamente le disse: “Bertilla non si arrabbi, non mi faccia il muso a casa starà meglio e sarà più sicura”. Ed era vero poiché la dottoressa mi spiegò che un semplice virus da corsia poteva essere pericoloso per il suo quadro clinico. Da questo momento iniziarono le flebo a casa.
Preciso che il nostro medico di base il dottor Jacopo Marchesan si prodigò fin da subito, da quando venne notiziato dal Dr Del Santo della malattia di nostra madre. Ad Aprile fece partire le cure palliative, cure di cui non conoscevamo nemmeno l’esistenza, spiegandomi che non dovevamo perdere tempo e che purtroppo i tempi si stavano stringendo da questo momento in poi. Il dottor Marchesan è venuto ogni settimana a controllare lo stato di salute di mia mamma, ad ogni messaggio che ho inviato per qualsiasi cosa o informazione anche se banale mi richiamava subito.
Per tal motivo lo ringrazio infinitamente poiché ha saputo essere veramente presente per noi famigliari, confortandoci e spiegandoci passo dopo passo l’evoluzione della malattia… Ha sempre visitato mia mamma con un caro sorriso, scherzando con lei e rassicurandola sempre. Negli ultimi giorni di vita veniva senza che noi lo chiamassimo, veniva a monitorare lo stato di mia madre anche due volte al giorno.
Purtroppo ritornammo ancora in pronto soccorso e il declino ormai era inesorabile. In quest’occasione più importante la mamma accusò un affaticamento nel respiro e il dottor Franco Acquaviva a cui spiegai la situazione fu premurosissimo, anche questo medico non perse tempo, anzi più volte venne a vederla e a chiedermi come si sentiva e a scusarsi per i tempi.
Incontrammo anche la dottoressa Maria Rita Saltari delle palliative, è venuta più volte in visita e mi fece piacere quando controllò accuratamente come accudivo mia mamma. Le infermiere che si alternarono in questi ultimi tre mesi, da fine maggio, fino a quando non fu più possibile recarsi in ospedale per i controlli, fino a che la mamma si spense sono state anch’esse brave, professionali e molto ma molo delicate. Il programma delle cure palliative è un programma prezioso, instaurammo un rapporto totale tutto coordinato dal Dr Marchesan.
La mia mamma ha potuto stare a casa, ha potuto grazie a questi servizi vivere serena e fra i suoi cari, nel suo mondo, ma particolarmente grazie a tutti questi professionisti che abbiamo incontrato ha potuto vivere bene la sua ultimo anno di vita insieme a noi famigliari, abbiamo avuto tutti gli aiuti, tutti i sostegni e tutti i suggerimenti preziosi per far sì che questo avvenisse. Anche se la mamma manca a tutti e tanto siamo in grado di sorridere nel ricordo del suo ultimo anno di vita che grazie a queste persone preziose hanno regalato a me e ai miei familiari momenti indimenticabili con la nostra mamma.
Daniela Pravato
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