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Il caso

In Polesine 176 malati di azzardo

Il consiglio regionale ha approvato il progetto di legge per la stretta sul gioco

In Polesine 176 malati di azzardo

176 malati di ludopatia in Polesine. Ed ora la Regione prepara un progetto di legge per mettere paletti al gioco d’azzardo Da giorni in Veneto si parla di ludopatia, gioco d’azzardo e di come arginarlo con provvedimenti e leggi.

Ma quale è il metro della ludopatia sulla salute umana. Lo si può vedere da quanti casi di questo tipo di dipendenza sono seguiti dal sistema sanitario pubblico. In Veneto i malati di gioco seguiti dal Sert, nel 2016, sono stati 1.881.

Di questi i malati di azzardo, soprattutto slot e videopoker, ma anche altri tipi di giochi e lotterie, sono stati 176. ma è solo la punta dell’iceberg, perché 176 sono le persone che hanno deciso di contrastare la propria incapacità a gettare soldi nella speranza di una vincita risolutoria, ma sono molte, molte di più, quelle che non hanno fatto ricorso al sostegno degli esperti.

E sono molti quelli che hanno rovinato se stessi, al famiglia, il lavoro e gli affetti per la malattia del gioco.

A livello veneto 356 sono stati malati di azzardo seguiti dal Sert della Ulss 3 Serenissima (Venezia). 66 dalla Ulss 1 Dolomiti; 300 dalla Ulss 2 Marca trevigiana. 83 dalla Ulss 4 Veneto orientale; 286 dalla Ulss 6 Euganea (Padova). 154 dalla Ulss 7 Pedemontana; 151 dalla Ulss 8 Berica e 309 dalla Ulss 9 Scaligera (Verona).
la stima dei giocatori ad alto livello in Veneto è di 32.500.

E proprio il consiglio regionale del Veneto ha approvato a maggioranza, con 31 voti favorevoli, 5 contrari, 7 astenuti, il Progetto di legge della giunta “Norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d'azzardo patologico”.

Una legge di riordino, che fa chiarezza e mette dei paletti, stabilendo distanze minime, orari di apertura, aumento di tassazione e sanzioni, al fine di contrastare la piaga della ludopatia. Per l’assessore regionale alla sanità e al sociale, Manuela Lanzarin “è un provvedimento restrittivo per far ordine tra le diverse norme regionali adottate dal 2015 in poi e per dare certezza agli enti locali che, con ordinanze proprie, hanno adottato ordinanze e regolamenti su distanze e orari. Con la nuova legge, sta stabiliscono distanze minime di 400 metri dai luoghi sensibili, orari di apertura (che la giunta fisserà per fasce uguali su tutto il territorio veneto per evitare migrazioni tra una zona e l’altra), aumento massimo dell’aliquota Irap e sanzioni fino a 6mila euro: così si fa finalmente chiarezza e si introducono criteri di omogeneità per tutto il territorio regionale. Si tratta di una legge fortemente restrittiva visto che innalza l’aliquota Irap per gli esercenti che installano apparecchiature da gioco al valore massimo possibile previsto: lo 0,92 per cento rispetto allo 0,20”.

“Ci sono, però - aggiunge Lanzarin - dei diritti acquisiti e quindi abbiamo ritenuto di dover mettere in protezione la legge da eventuali contenziosi, stabilendo che le nuove norme si applicano alla nuova programmazione e non all’esistente. Una legge non può essere retroattiva. Agli strumenti di dissuasione e di controllo continueranno ad affiancarsi quelli di prevenzione e cura: la Regione Veneto, per parte sua, integra con oltre 1,2 milioni di euro di risorse proprie i 4 milioni del fondo sanitario nazionale erogato con i Lea per finanziare l’attività di prevenzione, cura e recupero dei Servizi per le dipendenze e, con il piano regionale per il gioco patologico, sta sperimentando alcuni percorsi sperimentali, residenziali, semiresidenziali e di auto-aiuto, in collaborazione con le associazioni di volontariato e le comunità locali”.

Il Veneto, ha ricordato l’assessore, è la terza regione in Italia per quantità di denaro giocata alle cosiddette ‘macchinette’ (AwP) e alle videolottery.

Nel 2017 il volume delle giocate complessive nel territorio regionale ha superato i 6,1 miliardi di euro, di cui tre quarti alle new slot, con una spesa pro capite (compresi neonati e centenari) di 1.244 euro. Si stima che i giocatori d’azzardo problematici siano 32.500 (cioè lo 0,8 % della popolazione attiva) e che quelli patologici, che cioè si rivolgono ai servizi pubblici per le dipendenze, siano tra i 3.700 e i 3.200.

Sulla "Voce" di mercoledì 4 settembre l'articolo completo.

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