VOCE
Diritti esclusivi
12.09.2019 - 22:46
Il caso dei diritti esclusivi di pesca continua a tenere banco e ad angosciare centinaia di pescatori bassopolesani e le loro famiglie.
“Siamo rammaricati e senza parole. Qui c’è il nostro cuore, il nostro lavoro è la nostra vita”. Caterina Mancin è una pescatrice di Scardovari e fa una lunga riflessione sui problemi che in questo periodo stanno investendo i pescatori. Racconta che c’è una lunga storia di sacrifici nella sua famiglia: “Mio bisnonno, mio nonno e mio zio avevano fondato la cooperativa Delta Padano. Da loro era partito tutto e mio zio, Vittorino Mancin, che era stato per molti anni il presidente della cooperativa Delta Padano aveva perfino ipotecato la sua casa per costruire il consorzio. Per noi vivere questo periodo di estrema incertezza è un dramma. Mi si spezza il cuore a pensare che i miei nonni e i miei genitori hanno dedicato tutto la loro vita al mondo della pesca per creare quello che c’è. E ora viviamo con l’ansia che qualcuno ce lo possa portare via. Qualcuno ha puntato il dito sul nostro mondo per portarcelo via, e non è giusto perché siamo noi quelli che abbiamo diritto a rimanere qui”.
E ancora: “Le nostre famiglie si sono sacrificate per noi e non per estranei”. Caterina non si dà pace perché, lei e gli altri pescatori e le altre pescatrici, sentono quel luogo la loro casa. E non accetta il rischio di vedersi portare via tutto: “E come se ci portassero via un pezzo della nostra anima. Per noi la pesca non è solo l’attività che ci dà da vivere, è soprattutto passione. Quelli che vengono da fuori non possono capire. Per loro sono solo numeri e fatturato. Per noi no, è una parte di noi, del nostro cuore”.
Caterina era presente alla manifestazione di Rovigo e dice che ci sarà anche al consiglio provinciale che sarà convocato sull’argomento. “Purtroppo non ci hanno dato la concessione dei 15 anni dei diritti esclusivi di pesca - aggiunge -, ma la cosa grave è che non ci hanno dato nemmeno il rinnovo dei tre anni. Dicono che c’è una diffida, e quindi controversie. Quello che mi chiedo è perché non ci vogliono venire incontro. Se non ci concedono i diritti moriamo di fame perché non abbiamo un altro lavoro e abbiamo case e famiglie da mantenere. Mio zio Vittorino Mancin non c’è più ma sono sicura che morirebbe di crepacuore se vedesse che quello che ha creato è in balia di un momento così terribile”.
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