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La testimonianza

“Aria irrespirabile e incubo diossina”

Paola Petruzzo: “Sono tornata a casa e il cielo era coperto di fumo nero, tutti chiusi in casa e mascherine sulla bocca”

“Aria irrespirabile e incubo diossina”

Al suo rientro a casa ha trovato il cielo coperto da un fumo denso e nero e l’incubo che nell’aria si fosse diffusa la diossina. L’aria era resa irrespirabile dalle esalazioni della plastica bruciata e di chissà quali altre sostanze liberate dal rogo alla fabbrica. Paola Petruzzo da anni vive a Rovigo, lavora nell’ambulatorio veterinario di San Sisto. L’altro giorno è tornata nella sua Avellino, proprio nelle ore in cui era scoppiata l’emergenza a seguito dell’esplosione in una fabbrica di materie plastiche nell’area industriale vicino al capoluogo campano.

“L’aria era irrespirabile, sembrava una situazione da cataclisma - racconta ancora la veterinaria che lavora a Rovigo - il cielo era totalmente oscurato da un fumo acre e scuro. La città di Avellino e i Comuni limitrofi hanno subito emanato ordinanze per tenere chiuse porte e finestre”.

E così Paola, la sua famiglia e i loro concittadini hanno vissuto ora da barricate in casa. Aprire le finestre era impossibile, sarebbe stato come mettere la testa dentro un mostro chimico. La situazione era davvero da paura, in strada c’era gente che girava con le mascherine per proteggersi bocca e gola. Qualcuno tossiva. Abbiamo vissuto ore di incertezza”. E subito in città si era diffuso l’incubo diossina, cioè la paura che fra le esalazioni della plastica bruciata ci fosse anche questa temibile sostanza. “La sera il centro era deserto una situazione irreale. Ieri la situazione era migliorata, “incendio e fumo sono stati messi in sicurezza e domati - continua Paola - ma l’aria non è ancora tornata al livello di sicurezza. E soprattutto non sappiamo ancora cosa è stato liberato nell’aria, quali sostanze sono ancora a portata delle nostre vie respiratorie e con quali concentrazioni. La paura delle prime ore è passata, ma restano ancora preoccupazione e incertezza”. Soprattutto per l’incubo diossina.

Ieri quindi era quasi completato lo spegnimento dell’incendio dello stabilimento Ics di Pianodardine (Avellino). I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per mettere in sicurezza l’area dove erano ancora attivi piccoli focolai. Poi sarà la volta delle indagini per capire cosa sia successo nello stabilimento. Al momento non viene scartata nessuna ipotesi, nemmeno quella dolosa.

I primi dati dell’Arpac che, seppur parziali, restituiscono un quadro rassicurante rispetto alla nube nera che venerdì ha avvolto il capoluogo e i Comuni limitrofi. Fondamentale il ruolo del vento che ha evitato concentrazioni di sostanze inquinanti, ma bisognerà attendere ancora per avere prospetto più dettagliato. A scopo precauzionale le scuole sono rimaste chiuse. Sospeso anche il mercato e tutte le iniziative culturali all’aperto. I responsabili hanno spiegato che presto potranno arrivare i dati completi sulla qualità dell’aria, mentre per la diossina occorre aspettare 48 ore. Fulvio Bonavitacola, vice presidente della Regione Campania ha detto che “questo è uno stabilimento industriale, quindi evitiamo equivoci e assimilazioni con altri settori come quello per la gestione dei rifiuti. E’ andata a fuoco la materia prima. Qui c’era un accumulo di plastica. Si tratta di capire se sono state adottate tutte le precauzioni del caso in fase di stoccaggio”.

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