Il cavillo che salva dall’alcoltest

Uno di quei formalismi, non rari, per la verità, in Tribunale, in grado di salvare, se non la vita, senza dubbio la fedina penale. E’ quello che ha consentito all’avvocato Anna Osti del foro di Rovigo di portare a casa un proscioglimento, ossia l’equivalente di una assoluzione, ma ottenuta nella fase che precede quella del dibattimento, l’udienza preliminare, per il proprio assistito, un 55enne di Gavello.

Era finito nei guai nell’estate di due anni fa, quando, in paese, sarebbe stato fermato alla guida dai carabinieri in condizioni ritenute non idonee. Sarebbe stato ubriaco, insomma, a quanto notato a prima vista dai militari che, in atti, descrivono un uomo con alito puzzolente di alcool, occhi lucidi, difficoltà a parlare, ma anche a muoversi, persino a stare in piedi. Il diretto interessato, però, rifiutò, secondo questa ricostruzione dei fatti, l’etilometro. Atto che, dal punto di vista penale, viene equiparato a una misurazione con esito positivo. Da qui la denuncia.

Questa mattina, però, di fronte al giudice per le udienze preliminari, il colpo di scena: già al momento in cui gli venne chiesto se volesse sottoporsi all’accertamento, il 55enne avrebbe avuto diritto di avvalersi, anche per questo passaggio, di un avvocato difensore. Come, però, non avvenne. Quanto basta per invalidare alla radice, ad avviso del giudice per le udienze preliminari, la ricostruzione accusatoria. La misurazione del tasso alcolemico, infatti, essendo un atto per propria natura non ripetibile, necessita, se colui che vi si sottopone lo ritiene, dell’assistenza di un difensore.

Assistenza che, in questo caso, non sarebbe stata garantita.