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L'età dello zucchero

Polesella, “dal record alla chiusura”

Il bacino d’utenza dello zuccherificio superava i confini del Polesine: “Quando superammo i due milioni di quintali suonai la sirena dalla gioia”.

Polesella, “dal record alla chiusura”

Lo zuccherificio di Polesella è stato costruito alla fine del 1892 e inaugurato dalla Saccarifera Lombarda che pochi anni dopo aprì anche una distilleria. Lo stabilimento, la cui ultima proprietaria fu, dalla metà degli anni ’50, la società Eridania Zuccherifici Nazionali, dava lavoro ad 80 operai e 35 impiegati stabili, cui si aggiungevano i circa 300 avventizi durante le campagne saccarifere, l’ultima delle quali si tenne nel 1980 e durante le quali venne accreditata una stima lavorativa di 70mila quintali di barbabietole al giorno.

L’imponente edificio si trova a Raccano, a margine della ferrovia Bologna-Venezia, cui è collegato. Si tratta di un grande complesso industriale composto da diversi edifici con struttura in calcestruzzo e tamponature in mattoni a faccia vista.

Salvatore Cassia, oggi presidente della sezione locale dell’Associazione nazionale carabinieri, ha lavorato qui come portiere, fino alla chiusura dello stabilimento. Arrivato a Polesella nel 1970 come giovane sottufficiale dei carabinieri, Cassia, classe ’52, cinque anni dopo decise di congedarsi e venne assunto proprio nello zuccherificio come addetto alla portineria: un ruolo molto importante perché aveva, tra le altre cose, la supervisione degli accessi di tutti coloro che entravano e uscivano dalla fabbrica.

“Ricordo ancora quando venni assunto da un ingegnere olandese, allora direttore, che si chiamava Fraipont - racconta lo stesso Salvatore - era un uomo alto due metri. A quel tempo in Polesine erano attivi gli zuccherifici di Rovigo, Cavanella Po, Bottrighe, Porto Tolle, Arquà, Polesella, Ficarolo, Lendinara, Badia Polesine e Costa di Rovigo, ma noi, nonostante avessimo un bacino di terra dove seminare barbabietole piuttosto stretto vista la vicinanza degli stabilimenti di Ficarolo e Rovigo, facevamo una grande produzione perché avevamo la ferrovia che entrava direttamente in fabbrica e ‘pescavamo’ nel bacino aldilà del Po. Negli anni ’60 vi fu una grossa evoluzione tecnica e agricola e iniziarono a chiudere parecchi stabilimenti”.

“La campagna saccarifera durava solitamente 40-45 giorni - spiega - nel 1980 stavamo facendo una produzione davvero incredibile tanto che, una mattina di ottobre, vidi il direttore correre verso di me ordinandomi di suonare la sirena. Io pensavo fosse successo qualcosa, invece avevamo superato i due milioni di quintali di bietole lavorate. Un vero record. La gioia fu immensa e corsi a suonare la sirena con il cuore pieno di gioia. Purtroppo non servì a molto: quella fu l’ultima campagna per Polesella”.

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