Nella frazione chiude pure il bar

Sara Mantoan

PEGOLOTTE (Cona) - Dopo una banca e due barbieri, a Pegolotte è stato chiuso un importante punto di riferimento: il bar Acli, da sempre centro di aggregazione e incontro senza distinzione di età. I cittadini insorgono: “La crisi avanza e i nostri paesi diventano dei dormitori”.

A raccontarne la storia è Gilberto Gazzola, amareggiato per la definitiva chiusura del centro ricreativo della frazione: “Il parroco giunto a Pegolotte nel 1951, don Mario Zarin, colse da subito l’idea di costruire un centro di aggregamento sociale, culturale ed educativo da affiancare all’attività pastorale della parrocchia di Pegolotte. Dopo due anni, con il benestare dalla curia e con l’appoggio di alcuni benefattori, nacque l’avveniristico locale, che si caratterizzò per il suo ruolo di centro di raccolta dei cittadini senza distinzione di età. Nessuno poteva dirsi estraneo e non partecipe dell’attività socio culturale del locale, famoso per per gli spazi esterni, per le attività ricreative e sportive (biliardo, campi da bocce e da tennis) oltre che per le attività socioricreative di patronato per i giovani”.

“Oggi - continua il residente - dopo oltre 65 anni di ininterrotta attività, il locale ha chiuso. A mio avviso i tutori delle proprietà parrocchiali e il parroco non si sono prodigati con dovizia per tutelare questo bene prezioso, lasciando un futuro incerto sulla degna riapertura”.

Oltre alla chiusura del bar, in poco tempo a Pegolotte hanno cessato attività due barbieri e una banca: un segno di declino che caratterizza i piccoli paesi, segnato, secondo i cittadini, dalla crisi e dai mutati stili di vita della popolazione.

E un altro residente, Antonio Franzolin, commenta: “Sembra ormai avviato su una china inarrestabile al pari di Cavarzere ed Adria, diventati paesi ‘dormitorio’ per una popolazione che si sposta altrove, dove si offrono lavoro, case e servizi”.